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 2016  febbraio 26 Venerdì calendario

L’inferno del prof. che insegna a 400 alunni divisi in 18 classi. Tutte in prima media

«Ogni mattina mi sveglio con i sintomi del vomito e ho un terrore irrazionale che mi prende... con 18 prime e 400 alunni mi chiedo: arriverò a giugno? La dottoressa ogni tanto mi dà delle pillole... stamattina poi ho deciso di fare il mio numero, e anche se facevano casino in classe o alcuni non seguivano, mi sono divertito come un jolly Joker, e si son divertiti anche loro, così alla fine ci siamo divertiti tutti. #Chissenesbatte. Devo sopravvivere. E grazie al Provveditorato che fa certe cattedre!». Lo sfogo è di Enrico Gherardi, docente all’istituto professionale Orio Vergani a Ferrara, vicino a piazza Savonarola. Una vicinanza non casuale perché lui ha assunto un po’ le sembianze di Savonarola e s’è messo a predicare con accenti duri e perentori, lanciando j’accuse contro l’organizzazione della nuova scuola.
A tempo perso dipinge, ma di tempo da dedicare alla tavolozza ne ha davvero poco poiché detiene un primato da Guinness: insegna contemporaneamente in 18 classi e in totale ha 400 studenti da seguire. Superata la boa di metà anno ha deciso di scendere in trincea: possibile che la scuola italiana sia ridotta così? Non contento dei seguaci, soprattutto colleghi, che lo seguono e lo applaudono sui social, ha realizzato un video che ha messo in rete e ha mandato in giro, tanto che il testo, rimbalzato su un quotidiano locale, La Nuova Ferrara, ha scatenato un putiferio negli ambienti scolastici della città. Ma la denuncia di una situazione che sembra incredibile dovrebbe non rimanere senza risposta da parte del ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini. Signor ministro, se ci sei batti un colpo. Anche se il docente ferrarese (di geografia) fa risalire l’inizio della sua abnorme vicenda al ministro predecessore.
Ecco il racconto del professore: «Quando la materia di geografia era nel triennio con un orario settimanale di 18 ore potevi avere 7 classi e al massimo 180 alunni. Con alunni dalla terza alla quinta potevi affrontare a un certo livello anche temi come l’effetto serra, i climi, le risorse rinnovabili, il tasso di natalità, il fenomeno dell’immigrazione. Il penultimo ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini, precedente al governo Renzi, ebbe una bellissima idea: ridurre l’insegnamento della geografia a un’ora sola alla settimana per classe nel biennio. Così mi ritrovo a fare un’ora alla settimana in 18 prime, in totale circa 400 alunni. Non so i nomi e i cognomi, fatico a ricordarmi i più bravi e chi disturba di più. È roba da diventare pazzi, una qualità della materia inesistente, un programma ristretto in modo incredibile in un libretto. In più con tutti i problemi delle prime, a cominciare dalla presenza dei ragazzi con problemi di handicap e disabilità varie ma non so neanche quanti ne ho di alunni certificati. Così, per sopravvivere, sono costretto a proporre compiti uguali per tutti, squalificando me e la mia materia».
Non solo. Le classi si trovano anche in edifici diversi e quindi il professore, per rispettare gli orari, deve arrabattarsi come può nel traffico. Il suo racconto è uno spaccato avvilente della scuola italiana di oggi, con buona pace dei politici che ripetono come sia indispensabile una scuola di buon livello per un Paese che vorrebbe uscire dalla crisi e confrontarsi sui mercati mondiali. Continua il racconto: «In prima arriva tutto, arrivano alunni stranieri che sono in Italia da due mesi, non conoscono una parola d’italiano e si iscrivono... L’accoglienza: ma di quale accoglienza parliamo? L’accoglienza la facciamo noi, ogni istituto cerca di arrangiarsi come può. E avanti, riunioni su riunioni di pomeriggio per cercare di risolvere i problemi degli alunni certificati, dei figli di immigrati che a volte il padre non sai dov’è e la mamma non ha la residenza ufficiale, per cui non sai nemmeno a chi spedire una lettera. Questi ragazzi a volte non hanno famiglia o hanno famiglie che se ne fregano, agli stessi alunni non gliene frega niente e quando raggiungono l’età dell’obbligo scolastico non li vedi più. Riunioni su riunioni... tutto tempo e fatica sprecati. Abbiamo alunni che spacciano droga in prima, non immaginate quanti, lo sanno tutti, lo sanno anche le forze dell’ordine, non è che sia una novità».
Se non si trattasse di una denuncia firmata con nome e cognome, e col professore che ci mette la faccia perché l’ha registrata in video e sul web tutti la possono visionare, potrebbe apparire la boutade di uno sconsiderato. Invece Enrico Gherardi, 60 anni, nato a Bondeno (Ferrara), per due anni archeologo prima di salire in cattedra come docente di geografia, due libri all’attivo (La casa delle antiche, Solitudo Planitia), l’ultima mostra dei suoi dipinti a Firenze, ha deciso di togliere il coperchio dalla pentola in ebollizione della scuola italiana. Dice: «Se guardo indietro a vent’anni fa la scuola era un paradiso, era veramente un paradiso. Adesso ditemi come devo fare con 400 alunni. Come si può lavorare in questa condizione? Siamo a livelli da psichiatria, da neurologia. Negli ultimi vent’anni ogni ministro ha lasciato la sua traccia, mi domando dove è finita la buona scuola. Mi chiedo chi ha potuto istituire una cattedra del genere, come si fa a pretendere che un insegnante segua 400 alunni di 18 classi diverse, se va bene li vedi un’ora alla settimana.. Mi sento, da insegnante, come in trappola, deluso, amareggiato».
Su Facebook in tanti lo sostengono in questa battaglia da novello Savonarola. «Sei un professore d’oro. Emotion smile» gli scrive una collega. E un altro: «Hai fatto bene, è una vergogna italiana». Si fa sentire, sarcastico, un amico: «Li chiami tutti per nome, vero?» E ancora: «Grazie per la denuncia, la situazione è molto più grave di come pensassi». Lui sta diventando una star del web e s’è messo a commentare anche i fatti d’attualità, dalle unioni civili («5 stelle a che gioco giocate? Non si tratta di appoggiare o no il Pd ma di dare diritti a migliaia di persone») alla Siria «Adesso arrivano anche Turchia e Arabia Saudita che vogliono possedere la Siria ed esploderà la terza guerra mondiale. Ma lasciate fare ai curdi. Basta armarli bene. Ci penseranno loro a spazzare via il califfato islamico».
Non è un caso se si sta incominciato, non solo in Italia, ad indagare sulle frustrazioni del corpo insegnante. In Germania tre medici (Klaus Scheuc, Eva Haufe e Reingard Seibt) sono arrivati alla conclusione che i professori si ammalano di patologia psichiatrica molto di più di tutti gli altri lavoratori, in Francia è stato perfino aperto un ospedale, il Marcel Riviere, dove vengono ricoverati i docenti transalpini affetti da sindromi psichiatriche, in Italia uno studio del medico Vittorio Lodolo D’Oria, datato 2004, registra, al pari della Germania, che l’incidenza della patologia psichiatrica tra i docenti è superiore a quella di qualsiasi altra categoria. Insomma, Enrico Gherardi sembra essere in buona compagnia. Ma lui ha avuto il, coraggio di ribellarsi.