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 2016  febbraio 26 Venerdì calendario

130 milioni di euro. Ecco quanto costa la Cirinnà all’Erario

Poco più di 130 milioni di euro in dieci anni: tanto dovrebbe costare alle casse dell’Erario la legge sulle unioni civili approvata ieri dal Senato. Nel primo anno la nuova disciplina dovrebbe pesare per 3,7 milioni di euro. E il grosso della cifra (3,2 milioni) deriverebbe dal calo del gettito Irpef legato all’aumento delle detrazioni Irpef per coniuge a carico. Molto meno ( 100mila euro) impatterebbe l’estensione al partner superstite dell’unione civile della pensione di reversibilità. I restanti 400mila euro sono l’onere dell’assegno al nucleo familiare.
La mappa arriva dalla relazione tecnica al maxiemendamento del governo approvata ieri mattina dalla commissione Bilancio dopo la bollinatura della Ragioneria generale dello Stato. Relazione identica a quella prodotta a luglio scorso per il primo ddl Cirinnà.
Sono dunque detrazioni, reversibilità e assegni familiari le tre uniche novità della legge che – secondo l’Inps, il ministero del Lavoro e il Dipartimento delle finanze del ministero dell’Economia – impatteranno sui bilanci pubblici. Zero oneri sono invece attribuiti alla registrazione delle unioni a carico dei Comuni (in circa 250 il registro già esiste), all’estensione dei diritti successori e alle norme sui conviventi di fatto.
Le proiezioni si fermano al 2025, quando il costo annuo è stimato in 22,7 milioni annui: 16 milioni per le detrazioni fiscali, 6,1 per la reversibilità e 600mila euro per gli assegni familiari. L’attendibilità di questi numeri dipende da un dato chiave: quante saranno effettivamente le coppie gay che decideranno di ricorrere all’unione civile. L’ultimo censimento risale al 2011, quando all’Istat risultavano 7.513 coppie dello stesso sesso, di cui 529 con figli. Per stimarne l’aumento nel tempo, l’Inps e il Mef hanno preso a riferimento la Germania (al cui modello varato nel 2001 la legge italiana si ispira) dove nel 2011 le unioni civili erano 67mila. «Ragionevole» per la stima degli oneri legati alla reversibilità è parso fissare in 30mila le coppie che potrebbero avvalersi del nuovo istituto dopo dieci anni. Ne discendono dati «corretti e prudenziali», ha sottolineato il Servizio Bilancio del Senato. Che però chiede perché la proiezione non vada oltre il decennio e suggerisce che a regime la reversibilità potrebbe arrivare a 50 milioni annui.
Per la copertura si attingerà dal Fondo per interventi strutturali di politica economica del Mef e dai Fondi di riserva e speciali. Con una clausola di salvaguardia: l’Inps dovrà monitorare gli oneri previdenziali. Se si verificheranno scostamenti, l’Economia interverrà tagliando le dotazioni per le spese rimodulabili nell’ambito dello stato di previsione del ministero del Lavoro. Nonostante i numeri esigui, i detrattori già parlano di «bomba previdenziale». E il senatore Ap-Ncd Giuseppe Marinello, che non ha votato la fiducia, ha già pronta una lettera al presidente del Senato in cui denuncia come sia un errore gravissimo che dal monitoraggio siano escluse le casse previdenziali autonome. Falsando, a suo dire, l’intera architettura.