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 2016  febbraio 26 Venerdì calendario

Iraniani alle urne. Quando la campagna elettorale si fa sul web

Le urne sono aperte oggi in Iran per un inedito doppio turno elettorale. Nella prima consultazione dopo le presidenziali del 2013 che hanno sancito l’ascesa al potere di Hassan Rohani, l’elettorato iraniano è chiamato a rinnovare insieme due istituzioni, il Parlamento e l’Assemblea degli esperti. Quest’ultima, che ha il compito di vegliare sulla Guida suprema e di sceglierne una nuova, viene rinnovata per la prima volta in un decennio. Mentre circa 4800 candidati si stanno sfidando per i 290 scranni del Parlamento, solamente 166 chierici sono in lizza per gli 88 seggi dell’Assemblea. Sia i riformisti, falcidiati dalle numerose squalifiche operate dal Consiglio dei guardiani, che i conservatori hanno esortato, assieme a Rohani e alla Guida Suprema Khamenei, i quasi 55 milioni di aventi diritto a recarsi alle urne. La breve campagna elettorale, iniziata il 18 febbraio e conclusasi alla mezzanotte di mercoledì, non è stata contraddistinta da un’elevata partecipazione ai comizi, spesso tenuti all’interno di limitati spazi coperti.
SUL WEB
Ben diversa è l’atmosfera all’interno del vivace mondo dei social network iraniani. Da diverse settimane Telegram, il sistema di messaggistica che secondo fonti governative viene utilizzato da 22 dei 77 milioni di iraniani, è il vero fulcro delle attività elettorali. Il canale Eslahtalaban-News, forte di oltre 152,000 utenti, ha il compito di inoltrare il messaggio principale dell’alleanza tra riformisti, moderati e conservatori più miti: l’astensione favorisce quello stuolo di ultra-conservatori che hanno fatto dell’ostruzionismo ad oltranza ai danni di Rohani la loro arma principale. Il “santino” pubblicato sul canale esorta gli elettori di Teheran, dove si svolge la contesa-clou, ad aver pazienza e scegliere, come consentito dalla legge elettorale, tutti e 30 i candidati della Lista Omid per il Parlamento e i 16 per l’Assemblea, pena l’affermazione dei tond-row, o “zeloti” che hanno tentato, tra l’altro, di bloccare l’approvazione dell’accordo nucleare tra Iran e Occidente.
L’EX PRESIDENTE E KHOMEINI JR.
Bloccato dal divieto di partecipare a qualsiasi evento pubblico, l’ex presidente Mohammad Khatami, che tuttora gode di un’altissima popolarità, ha da tempo trasferito tutte le attività nell’etere. Il messaggio video con cui ha promosso la Lista Omid o “Speranza”, capeggiata dal suo ex vice Mohammad Reza Aref e caldeggiata da Rohani, è stato guardato da oltre 700 mila utenti su Telegram. Il video del capolista conservatore Gholam-Ali Haddad Adel, ha invece raccolto solamente novemila visualizzazioni.
Ampio rilievo hanno pure le dichiarazioni di Hassan Khomeini, quarantatrenne nipote del fondatore della Repubblica islamica e membro più in vista del suo clan, la cui bocciatura dalla contesa per l’Assemblea degli Esperti ha suscitato furore tra i moderati. Qualora l’elettorato non esprimesse un voto «responsabile» – termine che implicitamente rappresenta un invito a votare per i riformisti – il Paese effettuerebbe, secondo Hassan, «dieci passi indietro», e non riuscirebbe a superare le tante incertezze che aleggiano sull’economia e sui rapporti internazionali dell’Iran, nonostante la rimozione delle sanzioni nucleari.
IL “CONCLAVE”
La corsa, solitamente pacata, per l’Assemblea degli esperti è questa volta più movimentata. Il “conclave” di Teheran, che si riunisce due volte all’anno, è motivo di un aspro confronto tra i due capofila moderati da una parte (Rohani e l’ex presidente Hashemi Rafsanjani) e dall’altra quello che gli attivisti hanno chiamato il “triangolo dei falchi”: gli Ayatollah Mesbah Yazdi, Mohammad Yazdi e Ahmad Jannati, che da decenni sono all’apice della linea dura anti-riformista. La loro eliminazione dall’Assemblea, oggetto di un fitto tam-tam virtuale, orienterebbe la stessa verso i moderati, un fattore assai importante qualora l’incarico del settantasettenne Khamenei si concludesse entro i prossimi otto anni. Un voto massiccio per i riformisti potrebbe quindi alterare gli equilibri all’interno della Repubblica islamica, dando una necessaria boccata d’ossigeno per quel nuovo corso di Rohani che è tuttora ostacolato dalla determinazione dei suoi avversari.