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 2016  febbraio 26 Venerdì calendario

La Siae ha chiesto i soldi a un parrucchiere per la suoneria del cellulare. Era un pezzo di Donna Summer

 Il rispetto delle norme sta alla base di ogni democrazia. Lo Stato dovrebbe dare il buon esempio. Invece, per esempio, se squilla un telefonino dentro un salone di parrucchiere, può essere che un funzionario della Siae piazzi una sanzione in groppa al gestore, accusandolo di «diffondere musica in un pubblico esercizio». Ossia di una falsità. È quello che è successo a Giuseppe Laiso, parrucchiere di 68 anni di Fiorano Modenese. Era in negozio a fare barba e capelli all’ennesimo cliente, quando è entrato un funzionario della Siae – la Società italiana autori ed editori – per quello che doveva essere un normale controllo per verificare che non ci fosse musica in diffusione nel locale. Laiso aveva infatti cessato di pagare la quota annuale di 170 euro alla Siae, spiegando di aver tolto lo stereo perché di fatto inutile: la musica era coperta dal rumore dei phon. Tutto nel rispetto delle norme, appunto. Fino a quando è squillata la suoneria dal ritmo latinoamericano del telefonino una dipendente del barbiere. Tanto è bastato per far ritenere al funzionario che si trattasse di diffusione di musica in un locale commerciale, e su queste basi compilare un verbale per sanzionare Laiso. Ma al danno e alla beffa si è aggiunto anche un errore, perché il compilatore ha scritto sulla sanzione che il brano ascoltato non era un ritmo latinoamericano ma la hit Love to Love You Baby di Donna Summer.
L’episodio non aiuta di certo la Siae, ente pubblico negli ultimi anni già al centro di mille polemiche, a farsi ben volere. Perché se è vero che il lavoro va pagato, e la Siae si occupa proprio di fare in modo che gli autori di canzoni ricevano i proventi del loro mestiere di compositori, non si può certo pensare che sia normale multare chi rispetta le regole. Che l’obiettivo della Siae negli ultimi anni sia stato proprio quello di imporre a tutti il pagamento del dovuto è più che comprensibile. Ancor più dopo che Internet e il download illegale di canzoni ha fatto calare, e di molto, gli incassi dell’ente. Il trend sembra essersi invertito proprio di recente, al punto che la Siae ha previsto la chiusura del bilancio 2015 in crescita sul 2014 del 3,1%, con un incasso totale di 429,5 milioni di euro per il solo settore musica. Un obiettivo raggiunto, come scritto nello stesso documento Siae, anche grazie «all’intensificazione delle attività di controllo in termini di prevenzione e repressione dell’elusione». Una precisa strategia, equivalente alla lotta all’evasione fiscale. E forse non è un caso che ormai da anni l’ente abbia un accordo con Aams, Agenzia delle dogane e dei monopoli, che ha generato nel triennio 2012-2014 entrate per un totale di 10,5 milioni. Mentre la convenzione con Agenzia delle entrate per i controlli su tutto il territorio nazionale garantirà a Siae un compenso di 28,4 milioni di euro per il biennio 2015-16. Una situazione che conosce bene chi nella musica lavora: «I controlli ci sono sempre stati ed è giusto che ci siano – riconosce Daniele Orlando, storico gestore di locali milanesi, dal Rolling Stone ai Magazzini generali al Fabrique – Sicuramente rispetto al passato ora ce ne sono di più».
 Il settore della musica è quello che garantisce i maggiori introiti alla Siae e i promoter di concerti, con i loro 20 milioni di euro annui, contribuiscono non poco a quella voce di bilancio. «Versiamo il 10 per cento di quanto guadagniamo dai biglietti alla Siae», spiega Vincenzo Spera, presidente di Assomusica, l’associazione che riunisce gli organizzatori di concerti. «Per quanto riguarda la nostra categoria, abbiamo una quantità irrisoria di insoluti, ma ci sono altre situazioni dove dovrebbero esserci maggiori controlli, come alcune discoteche». Del resto è un malcostume frequente che le verifiche avvengano dove è più facile farle.
«Noi i controlli li vediamo costantemente – conferma Spera – anche se c’è da dire che ormai il sistema di vendita di biglietti è centralizzato con l’Agenzia delle entrate. Si tratta di un sistema consolidato e ci sono anche uomini della guardia di finanza che vigilano sul nostro lavoro. Poi certo capita che ci siano persone più scontrose di altre nel fare il loro dovere, ma credo siano anomalie del sistema». Anomalie che questa volta hanno colpito un barbiere di Fiorano.