Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  febbraio 26 Venerdì calendario

Ezio Bosso, il primo concerto dell’uomo che ha riportato Bach in classifica

Il 10 febbraio 2016 è un giorno che entrerà nella storia della tv italiana. Alle 22,40, un po’ come accadde la notte dello sbarco sulla Luna, milioni di telespettatori sono rimasti incollati agli schermi. Non per guardare il primo passo di Neil Armstrong ma per il Festival di Sanremo. Dove effettivamente qualcosa di alieno è atterrato: Ezio Bosso.
Tredici minuti dopo
Pianista, compositore, direttore d’orchestra internazionale, è lui l’uomo caduto sulla Terra (dei cachi). Non c’è stato quasi bisogno di dire chi fosse. Nei 13 minuti in cui è apparso sugli schermi, il pubblico del Festival è cresciuto di due milioni di persone. Incontriamo il protagonista di questo terremoto dell’audience quando ha appena terminato il suo studio aperto, quello che chiama ZusammenMusizieren (far musica insieme), a Palazzo Barolo, importante dimora barocca di Torino. 
Si concede una sigaretta e si racconta. «Le settimane dopo il Festival – inizia – non sono state leggere, però ho continuato a fare quello che ho sempre fatto. Il vero toccasana è stato andare a Vilnius, dove mi sono dedicato a ciò che amo di più e cioè fare musica con un grande come Sergej Krylov e un’orchestra impareggiabile. Poi sono tornato a casa è mi sono messo a studiare. Come d’abitudine. Ovviamente la mia vita è un po’ cambiata, la gente si è affezionata molto e non nego che tutto questo sia anche un po’ traumatico: trentamila mail in una settimana, la scorsa, spaventerebbero chiunque». 
In apparenza, a parte i segni della fatica, il musicista che pochi mesi fa ha pubblicato il primo album della sua lunga attività, The 12th Room, non sembra cambiato. «Nella realtà, la cosa che è cambiata di più rispetto al passato è quella che m’interessa meno e cioè la notorietà. Però sono felice che tante persone si siano riconosciute in me. Mi considero un uomo del popolo, i miei colleghi musicisti hanno sempre avuto molto amore per me e adesso sono più liberi di obbligare gli alti ranghi a invitarmi. Da questo punto di vista, sinceramente, ho fatto un sacrificio, ho rischiato, sono andato a Sanremo per dire che i passi devono essere compiuti da entrambe le direzioni, sia dalla musica a cui appartengo, che erroneamente viene chiamata classica ma che preferisco definire libera – e che magari con un sorriso in più e una spiegazione in più arriva meglio – e dall’altra parte, dall’altro tipo di musica, che ha altre regole». 
E nel futuro? «Vivere»
Adesso che sembra sia possibile cambiare le carte in tavola, che cosa riserva il futuro? «Innanzitutto, vivere – dice sorridendo Bosso -. E pensare onestamente che è bellissimo vedere John Cage primo in classifica e Bach primo in classifica. È una soddisfazione enorme per me, perché non sono che un traduttore, sono la testa d’ariete. Bucata». 
Mentre si fa sentire l’aria pungente che arriva dalle montagne, le parole del pianista colpito da una malattia neurologica degenerativa non perdono la patina di luce, per cui diventa d’obbligo fare la domanda più semplice: come sta adesso? «Sono felice. Perché ho appena finito di fare una cosa bella: ho suonato. Mi sento un po’ scombussolato e un po’ spaventato, anche. In questo momento provo un misto di tanti stati emotivi. Però mi sento Ezio. Come al solito». 
Domani Ezio Bosso suona alla Lavanderia a Vapore di Collegno (Torino), già sold-out da tempo, accompagnato da una coreografia creata appositamente da Daniele Ninarello e in collaborazione con Piemonte dal Vivo. Poi, dal 7 e 8 aprile (all’Auditorium di Cagliari) riprende il tour di The 12th Room, che va a Roma (12), Rimini (14), Verona (16), Firenze (19 e 20), Mestre (22), Trieste (24), Torino (Auditorium Agnelli, 27), Schio (29) e molte altre date fino al 26 maggio, con chiusura al Carlo Felice di Genova.