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 2016  febbraio 26 Venerdì calendario

L’addio di Blatter (che però continua a lavorare dietro le quinte per mantenere un po’ di potere)

Siccome l’ultima volta in albergo si era presentata la polizia e aveva arrestato mezza Concacaf, la confederazione centro- nordamericana, e anche un po’ di Conmebol, la consorella sudamericana, ecco il sarcasmo di un presidente di federazione caraibico della rinnovata Concacaf: «La prima notte è andata bene, speriamo anche la seconda». La seconda è la notte dei lunghi coltelli, cui seguirà il giorno dei grandi rastrelli: gli sconfitti raccoglieranno i cocci. Ma non è detto che ad andare in pezzi sia la vecchia Fifa, soffocata dalla corruzione. Dalla tana che domina la città matrigna, l’ex presidente padrone Blatter, fuori gioco col presidente dell’Uefa Platini per la vicenda dei 2 milioni di euro presunta tangente per l’assegnazione del Mondiale 2022 al Qatar, sorveglierà la creatura al voto.
«Mi hanno pugnalato con un complotto. Il mio dolore è che la giustizia sportiva, svizzera, mi tratti come un delinquente». La magistratura penale, sempre svizzera, fruga su 132 conti bancari collegabili a operazioni Fifa. Ma per ora il cruccio di Blatter è il potere perduto: non gli dispiacerebbe dimostrare che lui conta ancora parecchio. Al Khalifa fedele a Blatter, Infantino a Platini? La vittoria sarebbe per Infantino un trionfo. La sconfitta di misura lo candiderebbe alla presidenza Uefa, in una corsa affollata: ci sono Germania, Olanda, Turchia, Scandinavia, Portogallo (con Figo) e Polonia (con Boniek), mentre le voci su Andrea Agnelli nascono dal fatto che l’Eca, l’associazione dei grandi club qui rappresentata dal milanista Gandini vicepresidente, determina la crescita degli introiti, snocciolati da Infantino all’esecutivo di ieri: quasi 3 miliardi di euro previsti nel 2016, l’82% dalla Champions.
L’Italia è ascoltata consigliera, con gli ex presidenti federali Abete e Matarrese presenti all’appello al voto dei candidati, nel Suissotel invaso dalla stampa. Ce n’era meno al Renaissance, per l’atto di contrizione del presidente dell’esecutivo Concacaf, il canadese Montagliani. «Dateci il tempo di crescere, siamo come un bebè».
L’adulto incorreggibile è la Caf africana: al Kahmena Grand i delegati di piccole federazioni si sono scoperti potentissimi, grazie ai loro indispensabili voti. Alla fine decideranno quelli, invisibili, degli sponsor. A Zurigo ci si commuove ancora per la foto del bambino afghano con la maglia di Messi fabbricata con un sacchetto di plastica. Ma nulla è più commovente del denaro.