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 2016  febbraio 26 Venerdì calendario

«Chi l’ha visto? Facciamo vero servizio pubblico». Parla Federica Sciarelli, la donna che mercoledì sera ha incollato tre milioni di italiani davanti alla tv

Felpa, jeans e passo atletico. «Certe volte mi riconoscono dalla voce: allora è proprio lei, è la conduttrice di Rai Tre…». Federica Sciarelli inizia la giornata al parco col cane, poi corre in redazione. Chi l’ha visto? non è solo un programma, è la sua vita, una missione o meglio una passione. «Perché ti porti le storie a casa, non c’è niente da fare. Ma poter fare qualcosa è bellissimo, non molliamo mai». Mercoledì grazie al programma (nato nel 1989 nella terza rete diretta da Angelo Guglielmi, con Blob e Un giorno in pretura è il più longevo), RaiTre è diventata la prima rete italiana. Ha battuto RaiUno, Rai-Due, Canale 5. Quasi 3 milioni 600mila spettatori (16.55% di share), con punte di 5 milioni e il 19%, per seguire il romanzo nero di Gabriele Defilippi e le altre storie. «Il romanzo della realtà è più forte di qualsiasi fiction» dice la Sciarelli «la verità vince su tutto. Le famiglie chiedono di sapere com’è andata, vogliono un corpo e avere giustizia».
Famiglia napoletana, padre avvocato dello Stato come il nonno, zii magistrati, Francesca Sciarelli conduce il programma da undici anni; regina degli ascolti è rimasta un’interna Rai, con la qualifica di caporedattore. «Le pare che una giornalista si prende l’agente? Non faccio mica la soubrette».
Federica, perché “Chi l’ha visto” ha conquistato gli italiani?
«È sempre stato un programma importante ma dopo il ritrovamento di Elisa Claps nella chiesa, è come se il pubblico si fosse detto: non dicono cavolate. Lo sentivo che Danilo Restivo andava fermato, prima ancora che venisse indagato. Se Elisa fosse stata trovata alla Bahamas avrei lasciato».
Lo ha detto pure per il caso Ragusa.
«Certo. Sulle donne sparite che hanno figli non ho dubbi: una mamma non se ne va. Non dite che Roberta è scomparsa volontariamente perché non ci credo. Se torna mollo Chi l’ha visto?, vorrebbe dire che non capisco niente».
Mercoledì RaiTre è salita sul podio dell’Auditel con una puntata piena di donne uccise.
«Le donne si fidano. La professoressa Rosboch poteva essere una nostra insegnante: una donna perbene che si è fidata. Il bisogno d’amore fa il resto».
Come si costruisce una community?
«Sulla fiducia. La gente non si fida dei politici, non si fida di nessuno, ma crede in noi: “Andate avanti così, cercate la verità”. Questo gratifica e leva il sonno. Ho una squadra fantastica: facciamo vero servizio pubblico».
Che ha capito dopo tanti casi?
«Che Chi l’ha visto? è l’Italia. Raccontiamo la realtà con le interviste senza esperti che dicono la loro: non ci sono chiacchiere ma solo le storie».
Come ha iniziato?
«Non pensavo di fare la giornalista. La Rai organizzò un concorso, lo vinsi e mi mandarono al Tg1, con me c’erano Enrico Mentana e Vincenzo Mollica alla redazione Esteri. Periodo fantastico. Ma noi trenta borsisti eravamo tutti di sinistra, e eravamo visti male. Non ci assunsero. Amara delusione».
Quindi?
«Faccio un altro concorso e vado a lavorare all’Ufficio informazioni parlamentare del Senato. Facevo ricerche: passavo dall’entrata di servizio, non mettevo il tailleur e guadagnavo».
E poi cos’è successo?
«Angelo Figorilli mi avvisa che in Rai si è sbloccata la situazione. Mi licenzio, in Senato erano basiti: non si era mai licenziato nessuno. Finisco al Tg3 di Sandro Curzi, 15 anni bellissimi».
Dal Tg3 è passata alla rete. Cosa le dà “Chi l’ha visto?”?
«A parte il dolore, il privilegio di aiutare facendo un lavoro che ami. Sapere che c’è un paese pronto a collaborare per fare giustizia ti rincuora».
La storia che si porta dentro?
«Gli anziani ti toccano il cuore. Mi colpì l’addio della signora Margherita: vanno a casa, la imbrogliano e la derubano. Lascia un biglietto sul comò: “C’è l’orologio da aggiustare, la busta col resto della pensione è nel cassetto. Vado a fare un bagno nel Tevere”. Chi l’ha imbrogliata ha sulla coscienza la sua morte. Il fiume ha restituito il corpo».