la Repubblica, 26 febbraio 2016
Quando una scritta a neon diventa monumento. Succede in America
La decisione della Landmark Commission di attribuire lo status di monumento da preservare a trenta nuovi siti presenta elementi di lettura molto interessanti. Il primo è di tipo topografico e antropologico: nel momento in cui Brooklyn diventa un luogo alla moda, con clamorosi esempi di sopravvalutazione estetica e immobiliare, la commissione predilige la lontana, povera e conservatrice Staten Island, con sette nuovi siti contro i sei di Brooklyn. Il secondo dato è estetico e culturale: alcune scelte mettono sullo stesso piano edifici d’indiscussa qualità architettonica con siti commerciali o addirittura pubblicitari. È il caso della scritta al neon della Pepsi Cola di Astoria, Queens. O il palazzo della Bergdorf Goodman, il grande magazzino sulla Quinta avenue nato sul luogo della residenza di Cornelius Vanderbilt: si tratta della consacrazione dell’abbattimento, anche in sede istituzionale, della barriera tra highbrow e lowbrow. C’è infine un ultimo elemento: alcuni gioielli architettonici sono stati esclusi perché i restauri apportati negli anni ne hanno compromesso un’autenticità che anela l’eterno. Come sempre, in America, la tradizione va di pari passo con la rivoluzione, ed è interessante notare, oltre al lungo numero di chiese, la presenza di ben due cimiteri.