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 2016  febbraio 26 Venerdì calendario

Lazio-Galatasaray, lo scontro degli ultrà

Si sperava di averle viste tutte, di poter spedire nel dimenticatoio i vandali del Feyenoord. Invece, un anno dopo, la barbarie ultrà è tornata in città. E si è spostata solo di poche decine di metri: dalla Barcaccia di piazza di Spagna a piazza del Popolo. A rubare la scena prima sotto la fontana dei Leoni di Valadier e poi a villa Borghese ieri sono stati 1.400 turchi del Galatasaray: insulti ai laziali rivali in Europa League, fumogeni e petardi. Una riedizione dell’invasione olandese dello scorso febbraio che, solo grazie all’intervento di 600 tra carabinieri e poliziotti, ha lasciato intatti i monumenti.
I tifosi del club di Istanbul si sono ritrovati in centro all’ora di pranzo. Imbottiti di birre e non soddisfatti di una notte ad alta tensione (due arresti e due tifosi accoltellati, un italiano e un turco) hanno iniziato a muoversi verso piazza del Popolo. Lì, intorno alle 15, è scoppiata la prima bomba carta.
«I turisti si sono allontanati – racconta nel suo negozio di via del Babuino il figlio dell’ottico di Papa Francesco, Luca Spiezia – e per 30-40 minuti la piazza è diventata loro. Hanno tirato diversi petardi. Ci siamo spaventati».
La situazione, però, è precipitata quando il corteo ultrà è partito in direzione di villa Borghese. Dopo essersi lasciati alle spalle centinaia di bottiglie di birra, i turchi hanno bloccato il vialone del muro torto. «Il traffico è impazzito – spiega Massimiliano Della Rasa, edicolante di piazzale Flaminio – e i tifosi hanno lanciato petardi sotto le auto in fila e tra i piedi degli scooteristi».
A completare il quadro i turisti alla disperata ricerca di un taxi per allontanarsi dal caos, decine di ultrà sorpresi a urinare contro le mura del museo Carlo Bilotti e torpedoni pieni di pendolari atterriti. Arrivati a villa Borghese poco prima delle 17, i tifosi del Galatasaray sono stati caricati dalla polizia: pochi minuti prima, alle 16.30, avevano tirato un petardo sul bus 61, mettendo ko il conducente e costringendo le forze dell’ordine a deviare altre quattro linee Atac.
Gli animi dei giallorossi di Turchia si sono placati soltanto alla vista delle navette per l’Olimpico. Ad assistere alle operazioni di trasferimento verso lo stadio è arrivato anche il questore Nicolò D’Angelo: «Il servizio ha tenuto bene, ma continueremo le perquisizioni». Oltre a petardi e fumogeni, la polizia ha trovato una finta carta di credito con una lama nascosta. Cinque daspo e un coltello di troppo: tramite il ministero dell’Interno, la questura farà arrivare una «vibrata protesta» alla Uefa per non aver messo un freno alle trasferte degli ultrà turchi.
Contro il vertice del Viminale si sono scagliati il leader della lega Salvini («Alfano, prefetto e capo della polizia dormono? Dimettetevi, incapaci») e il presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni: «Ministro, facciamo qualcosa?». All’attacco anche Di Battista del M5s: «Questa è Roma, chiunque sa che può stuprarla».