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 2016  febbraio 26 Venerdì calendario

Migranti, la Grecia rischia il collasso

Momenti di forte tensione, ieri, tra il governo Greco e quello austriaco che, con la collaborazione dei vicini balcanici, ha già di fatto isolato Atene bloccando il deflusso dei migranti verso il Nord Europa. «L’Austria ci tratta come nemici», ha accusato il ministro degli Interni greco, Yannis Mouzalas, davanti ai suoi colleghi riuniti a Bruxelles.«Se la Grecia non è in grado di proteggere le frontiere esterne dell’Ue, possiamo ancora pemetterle di stare nello spazio Schengen?», ha ribattuto la ministra austriaca Johanna Mikl-Leitner. Intanto la Grecia, come segno di protesta, ha richiamato ad Atene per consultazioni la propria ambasciatrice a Vienna: un passo diplomatico che ha pochi precedenti nelle relazioni tra partner comunitari.
«Abbiamo bisogno di risultati chiari e tangibili sul terreno nei prossimi dieci giorni. O c’è un rischio che l’intero sistema collassi. La situazione è critica. La possibilità di una crisi umanitaria è molto vicina», ha detto il commissario europeo Dimitris Avramopoulos al termine del Consiglio. Il riferimento è alla scadenza del nuovo vertice di capi di governo europei con la Turchia, convocato per il 7 marzo. Entro quella data Bruxelles si aspetta che i turchi riducano in modo consistente il flusso dei profughi diretti verso le coste greche. Mentre in Francia il tribunale di Lille ha approvato il piano di sgombero di una parte della “giungla” di Calais, il grande campo profughi improvvisato dove vivono migliaia di immigrati che sperano di raggiungere la Gran Bretagna.
La situazione in Grecia si sta facendo sempre più critica. Ieri un migliaio di profughi ospitati nel campo di Diavata, vicino a Salonicco, hanno rotto le recinzioni è si sono incamminati verso il posto di frontiera di Idomeni, al confine con la Macedonia, dove già sono ammassati circa tremila migranti in attesa di poter passare. «Né l’esercito né la polizia possono fermarli perché c’è il rischio di creare incidenti», hanno affermato le autorità elleniche.
La Macedonia, che già nei giorni scorsi aveva bloccato l’accesso ai profughi provenienti dall’Afghanistan, avrebbe ulteriormente limitato a cento persone al giorno i permessi di entrata sul proprio territorio, anche per siriani e iracheni. Un contingente chiaramente insufficiente per smaltire l’afflusso di rifugiati sulle coste greche.
«Non accetteremo di diventare il Libano d’Europa», ha dichiarato ieri il ministro greco Mouzalas nel corso del Consiglio dei ministri, che ha avuto momenti di forte tensione. La Grecia è stata duramente attaccata, oltre che dall’Austria, anche dagli altri Paesi dell’Est europeo. La Commissione ha cercato di criticare le decisioni unilaterali prese da Vienna e dagli altri Paesi balcanici. «I primi effetti negativi delle misure unilaterali alle frontiere decise da alcuni Stati sono già visibili: abbiamo delle responsabilità verso queste persone, che sono disperate», ha detto Avramopoulos.