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 2016  febbraio 26 Venerdì calendario

Il vino di Sting

Sting lo chiama «il mio senso di lealtà». Quando aveva 8 anni un amico di famiglia partì per il Canada lasciandogli una chitarra, il mezzo per «fuggire dall’infelicità». Gordon Matthew Thomas Sumner sognava di scappare da Wallsend, il paese nel Nord Est del Regno Unito dove è nato 65 anni fa. Ci è riuscito ma l’anno scorso è tornato per «pagare il debito alle radici». Ora è pronto a un altro tributo, verso l’Italia. Che lo ha fatto diventare produttore di vino. Anzi, uno dei 101 migliori produttori, secondo Wine Spectator che lo ha selezionato per OperaWine, l’evento che aprirà Vinitaly. «In qualunque parte del mondo io sia, ordino vino italiano – racconta Sting -. Ho un senso di lealtà verso l’Italia e mi piace molto bere Barolo o Brunello di Montalcino». «Noi apparteniamo alla Toscana», gli fa eco Trudie Styler, attrice e produttrice di film, la seconda moglie con cui Sting ha avuto 4 dei suoi 6 figli. 
Quando si sono sposati hanno scelto un vino italiano. Ricorda lei: «Era il Cervaro della Sala dei Marchesi Antinori», un longevo Chardonnay umbro (con aggiunta di Grechetto). «Bevo il Cervaro da 24 anni – aggiunge – poi amo i vini bianchi del nord Italia. Uno dei preferiti è il Ronco delle Mele, un Sauvignon. E mi piace il nostro bianco, Beppe». 
Sting e Trudie hanno scelto di prendere casa in Toscana 25 anni fa, quando stavano trascorrendo le vacanze in provincia di Pisa. «Eravamo in una villa in affitto – ricordano – nostra figlia Coco è nata lì, mentre passavamo bellissimi mesi. Per molto tempo abbiamo cercato una tenuta che fosse nostra e finalmente, nel 1999, abbiamo trovato Il Palagio. Abbiamo capito subito che sarebbe diventata una casa per la nostra famiglia, per crescere i bambini e per il loro divertimento. E per i nostri amici che ci sarebbero venuti a trovare. La Toscana è un posto cui ormai sentiamo di appartenere e il Palagio ha la tradizione e la storia di cui speravamo di fare parte». Nel 2003, dopo l’uscita del suo settimo album, Sacred Love, Sting ha sofferto di una sorta di blocco dello scrittore. Si è dedicato al restauro del palazzo e ha deciso di produrre vino, la prima bottiglia è arrivata nel 2007, con il nome di una sua canzone sull’etichetta, «Sister Moon». Dopo il nuovo impegno agricolo, la vena creativa è ritornata. Con un tuffo nella memoria, pensando alla casetta a schiera in cui abitava, oscurata dalle sagome dei mercantili. Ha creato «The Last Ship», musical e album sulla storia di un gruppo di operai dell’Inghilterra thatcheriana che costruiscono l’ultima nave per salvare il cantiere. E ha idealmente varato questa nave dei ricordi lanciandole contro una bottiglia del suo Sister Moon. 
«Questo vino – spiega Trudie – è il frutto della selezione delle nostri migliori uve, innanzitutto Sangiovese, poi Merlot e Cabernet Sauvignon. È un vino aristocratico, più che sulla forza punta su finezza dei profumi, armonia ed eleganza. Complesso ma anche godibile, da bere subito oppure tra qualche anno. Rappresenta molto bene anche la bellezza del Palagio». 
Wine Spectator lo ha elogiato e Sting sembra compiaciuto come (o forse di più) per una buona recensione di un suo album. «Per un produttore vedere il proprio vino nella top list è un sogno. Qualcosa che può accadere poche volte nella storia di una cantina, considerando il numero di vini eccellenti e di produttori di grande livello nel panorama italiano». Se l’aspettava? «Francamente no. Ovviamente sono lusingato, ma non sono affatto sorpreso della qualità del Sister Moon. Un vino che, sin dall’inizio, ha mostrato di avere un grande carattere». 
Sting definisce la Tenuta Il Palagio «una giovane realtà». Ma rivendica fatica e investimenti. «Questo risultato parte da lontano. È il frutto di anni di serio lavoro fatto in vigna. Con al primo posto il rispetto dell’ambiente e la ricerca dell’equilibrio per avere un prodotto sempre di alto livello». Sting ha scelto le regole della biodinamica. «So che la terra ha bisogno di lavoro, di tempi lunghi e di dedizione, e che per arrivare al massimo non bisogna trascurare alcun dettaglio». 
Quanto ha pesato, per OperaWine, la celebrità di Sting? «Credo che sia impossibile in quest’epoca ignorare l’impatto che ha un nome famoso sul successo di un marchio. Detto questo, l’esame critico del vino è stato decisivo. La vera gratificazione è essere riusciti ad ottenere un vino che piace grazie ai propri meriti». 
Sting e la moglie seguono direttamente l’attività agricola. Dice Trudie: «Siamo molto coinvolti nelle decisioni sui metodi di coltivazione delle nostre vigne. Siamo in contatto con i nostri enologi Daniel O’Donnell e Paolo Caciorgna, e con l’amministratore Paolo Rossi. Durante l’anno siamo spesso al Palagio». Con un «senso di lealtà» verso l’Italia.