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 2016  febbraio 26 Venerdì calendario

Non solo unioni civili, ieri si è votato pure per il conflitto d’interessi

C’è una coincidenza che non può essere trascurata per comprendere i rapporti sempre più tesi tra Pd e M5S: nella stessa giornata parlamentare, il Senato ha approvato la legge sulle unioni civili e la Camera, sempre in prima lettura, quella sul conflitto di interessi. I due provvedimenti, attesi da anni e in principio fortissimamente voluti dai grillini, sono passati con i soli voti della maggioranza mentre i gruppi del M5S e di Sel si sono sentiti «costretti a votare contro». E lo hanno fatto, anche se per motivi opposti, insieme alla destra.
La legge sul conflitto di interessi targata Pd – 218 favorevoli, 94 contrari, 8 astenuti – dopo l’approvazione definitiva andrà a sostituire la legge Frattini del 2o1o fatta in piena era Berlusconi. E non è un caso che il capogruppo dem alla Camera, Ettore Rosato, dica che per approvare unioni civili e conflitto di interessi «ci è voluta molta pazienza... Ci vuole molto lavoro per diventare una democrazia moderna».
In realtà, il tema del conflitto di interessi era in sonno alla Camera da molti mesi. Dopo un breve passaggio in aula era tornato in commissione e lì era rimasto fino a un paio di settimane fa, quando il Pd ha deciso che era arrivato il momento dell’accelerazione. «Stiamo recuperando il tempo perso in passato», ha detto il ministro Maria Elena Boschi riferendosi a quello che non hanno fatto i governi D’Alema, Prodi e Letta. Ma anche l’esecutivo guidato da Renzi non ha fatto molto, almeno fino all’esplosione dello scandalo delle banche regionali.
La nuova legge ora stringe le maglie delle incompatibilità (anche per i parlamentari) e allarga la platea di soggetti interessati: ministri, vice ministri, governatori, consiglieri regionali, membri della autorità di vigilanza, commissari di governo, funzionari di Bankitalia. Il testo indica un conflitto di interessi in tutti i casi in cui chi esercita l’azione di governo abbia anche un interesse economico privato tale da condizionare le sue decisioni o di alterare le regole del mercato. Non solo i manager e gli azionisti dei grandi gruppi ma, su spinta di Scelta civica, anche i dirigenti delle coop. Gli imprenditori potranno andare al governo solo vendendo al propria attività o affidandola a una gestione fiduciaria. Ad arbitrare sarà l’Antitrust che a sua volta dovrà sottoporsi alle «analisi del sangue». Il relatore Francesco Sanna (Pd) ha citato una frase indirizzata nel 1994 dal leader della sinistra Dc Beniamino Andreatta all’allora premier Berlusconi: «Lei chiede per se gli stessi diritti di un cittadino comune, ma lei non è un cittadino comune...». Per cui, ha concluso Sanna, «di questa legge c’è bisogno perché nessuno debba più rivolgersi con tali parole a un capo del governo italiano».