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 2016  febbraio 26 Venerdì calendario

Con 173 sì e 71 no il Senato dà il via libera alle Unioni Civili

Alle sei e mezza del pomeriggio in Aula è la stretta di mano tra Carlo Giovanardi e Monica Cirinnà che segna il passaggio della storia. Il Senato ha appena approvato la legge sulle unioni civili, sulla quale il governo aveva messo la fiducia: 173 sì, 71 no, nessun astenuto. E il senatore che più ha avversato la legge va a complimentarsi con la madrina del provvedimento, con onore: «Rispetto i combattenti». 
In Aula scrosciano gli applausi dai banchi del Pd, finalmente ricompattato per il voto su questo emendamento del governo che ha riscritto la legge Cirinnà, stralciando la stepchild adoption (ma Casson e Manconi non votano). 
Fuori saranno in tanti a esultare. Il premier Matteo Renzi su Facebook, per primo: «La giornata di oggi resterà nella storia del Paese: tanti cittadini italiani si sentiranno meno soli. Ha vinto la speranza contro la paura. Ha vinto il coraggio contro la discriminazione. Ha vinto l’amore». Parole che richiamano il «love wins» con cui Barack Obama ha commentato, lo scorso giugno, la decisione della Corte Suprema che ha legalizzato i matrimoni gay negli Usa. E «congratulations» ha detto ieri il presidente americano al premier, in una conversazione telefonica tra i due in cui si è parlato anche di unioni civili. 
Esultano pure i ministri Maria Elena Boschi e Andrea Orlando: sono loro che hanno scritto il maxi-emendamento che ha sostituito il testo Cirinnà e – di fatto – salvato la legge dopo il cambio di linea del M5S, la settimana scorsa. 
Ieri i senatori pentastellati hanno deciso di uscire dall’Aula al momento della chiama, facendo così abbassare il quorum invece che far salire i voti contrari, visto che in Senato l’astensione equivale a un voto negativo. I verdiniani, rappresentati a Palazzo Madama dal gruppo Ala, hanno provato a intestarsi la vittoria: «I nostri voti determinanti» ha detto il capogruppo Lucio Barani anche nella dichiarazione di voto, rincalzato dallo stesso Denis Verdini. Ma la verità è che – numeri alla mano – i voti di Ala sono risultati aggiuntivi. 
Il leader di Ncd e ministro dell’Interno Angelino Alfano aveva esultato per l’approvazione della legge, anche se poi una sua frase ha generato polemiche per tutta la giornata: «Abbiamo impedito una rivoluzione contronatura e antropologica», aveva infatti detto Alfano per difendere la scelta di stralciare l’adozione dal testo. Le spiegazioni date dopo non hanno convinto del tutto i suoi detrattori. Ma la legge è passata e la maggioranza ricompattata. Ora tocca alla Camera: il testo dovrebbe arrivare già lunedì. Qui la maggioranza è più forte e si pensa che le unioni civili dovrebbero diventare legge in un paio di mesi, giusto i tempi tecnici per il passaggio in commissione. 
Fuori dal Senato è risuonata la voce di Massimo Gandolfini, promotore del Family day, che ieri ha organizzato una conferenza stampa in mezzo alla strada per protesta. Con una minaccia al premier: «Ci ricorderemo di questo voto ai referendum di ottobre sulla riforma istituzionale».