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 2016  febbraio 25 Giovedì calendario

Tutti i record negativi dell’Italia

Statistiche e numeri per fotografare l’Italia al contrario, quella che sta agli ultimi posti delle classifiche internazionali: dati Istat, ricerche indipendenti, analisi di settore e casi reali per raccontare cosa non va nel Paese, lasciando al governo lo storytelling di ciò che funziona (che non è comunque poco). Lo fa il libro del giornalista e scrittore Antonio Galdo, dal titolo “Ultimi”, pubblicato da Einaudi. Eccone un breve riassunto.
Infanzia. È il punto di partenza. L’Unicef ha monitorato “Il benessere dei bambini nei paesi ricchi” e l’Italia è all’ultimo posto, superata da Slovenia, Repubblica Ceca e Ungheria. Su dieci milioni di minori censiti, un milione e mezzo è in condizione di povertà assoluta. Quasi il doppio rispetto al 2011 (erano 723mila).
La spesa per le famiglie. I dati sono Istat: gli aiuti statali sono passati dai 2,5 miliardi del 2009 a meno di un terzo di oggi. “Nello stesso arco di tempo Regno Unito e Germania hanno ridotto la povertà dei minori del 24 e del 17 per cento”, scrive Galdo.
Scuola materna. L’Ue aveva stabilito un obiettivo sugli asili nido: coprire il 33 per cento della popolazione tra 0 e 2 anni entro il 2010. In Italia, nel 2013 si è arrivati al 13,5 per cento di media, con uno squilibrio territoriale: l’Emilia ha raggiunto la media del 26 per cento, in Calabria è al 2,5.
Istruzione. Oltre al fatto che il 60 per cento degli alunni italiani marini la scuola almeno una volta l’anno (primi in Europa), secondo i risultati del test Ocse – Pisa, che coinvolge 65 Paesi e studenti tra 15 e 16 anni, siamo in fondo alla classifica per matematica, lettura e scienza. In matematica il valore di apprendimento è di 485 punti, la media Ocse è di 494. “Sotto di noi ci sono Perù, Costa Rica, Cile e Colombia”.
Insegnamento. I maestri italiani sono i meno pagati d’Europa. La parte fissa dello stipendio aumenta ogni sei – sette anni sulla base dell’anzianità di servizio. A fine carriera, si raggiungono circa 39mila euro lordi. “In Inghilterra, Germania, Francia e Spagna un docente meritevole può guadagnare anche 45mila euro l’anno già nei primi anni”. E i professori italiani sono i più anziani d’Europa: più della metà ha oltre 50 anni.
Lavoro. I Neet, i giovani fra i 16 e i 30 anni fuori da qualsiasi forma di educazione, occupazione o formazione professionale sono oltre tre milioni: record europeo dopo Grecia e Bulgaria. Sette milioni di nonni, poi, mantengono figli e nipoti. La spesa previdenziale vale il 17,45 per cento del Pil, più del doppio della media dell’Ocse, mentre è diminuita quella delle famiglie (5 per cento del costo del welfare). Per la disoccupazione giovanile, dietro di noi c’è solo la Grecia.
Governabilità. “L’Italia ha il record mondiale delle crisi di governo e da alcuni decenni risulta il paese più instabile del pianeta – scrive Galdo – Dal 1970 si contano in media 1,2 crisi di governo l’anno”. Più di Libano e Turchia.
Evasione. A un aumento della pressione fiscale (2 punti in 4 anni) è corrisposto un aumento dell’evasione. Prendiamo l’Iva: dei 167 miliardi evasi ogni anno in Europa, quasi il 30 per cento (47,5 miliardi di euro) è in Italia. E siamo 141esimi al mondo per chiarezza fiscale: la burocrazia costa alle aziende 48 euro al giorno.
Aziende. L’Italia è la quinta potenza manifatturiera nel Mondo, la seconda in Europa. Ma le aziende sono piccole: il 95 per cento non ha più di dieci dipendenti, record tra le nazioni dell’Ocse. Solo lo 0,6 per cento delle imprese italiane è classificabile come “grande”.
Ricerca. In Ue, la media di addetti al settore ricerca e sviluppo è di 5,1 ogni mille abitanti. In Italia siamo a 3,4, meno di Portogallo (5,3) e Spagna (4,6).
Turismo. Nel 2005 eravamo al primo posto per la capacità di attrazione, oggi al 18esimo. “Nell’ultimo anno, la quota di turismo internazionale intercettata dall’Italia è scesa al 4,1 per cento”. Nella classifica che misura competitività e qualità dell’industria turistica, l’Italia è 123esima.
Corruzione. Un esempio: la dilatazione dei tempi nella realizzazione delle opere aumenta il rischio di corruzione. Con appalti oltre i 100 milioni, si impiegano non meno di 15 anni e “il 42 per cento di questo tempo passa senza che non sia messa neanche una pietra”.
Giustizia. Record europeo di processi pendenti: 1,5 milioni di penali, più di 4 milioni di cause civili, sei milioni di procedimenti aperti. Secondo il Consiglio d’Europa, la giustizia italiana (efficienza, qualità e indipendenza) è la peggiore. Per risolvere una lite commerciale, secondo la Banca Mondiale, servono 1185 giorni. Tre volte la media europea.
Discariche. L’Italia è il Paese con il più alto tasso di immondizia che finisce in discarica: il 40 per cento. Ne produciamo 487 chili a testa mentre la media europea è di 422. Il giro d’affari? 22 miliardi di euro nel 2014 con 30mila reati accertati. Uno ogni 18 minuti.
Digitale. Ultimo Paese europeo per la copertura della banda ultralarga, velocità di 5,6 megabit al secondo, solo il 36 per cento delle abitazioni coperte da reti di nuova generazione (media europea del 68 per cento). Per tempo necessario a caricare un documento in rete siamo passati dall’86esimo posto (quattro anni fa) all’attuale 157esimo.