Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  febbraio 25 Giovedì calendario

Problemi per i pomodori di Pachino

Drammatica crisi di mercato per il pomodoro di Pachino, uno dei prodotti simbolo dell’agricoltura italiana con il marchio Igp (Indicazione geografica protetta). Conosciuto soprattutto come “ciliegino”, il pomodoro di Pachino da oltre tre mesi sta lottando contro prezzi all’ingrosso che a stento raggiungono la metà dei costi di produzione.
Numerosi i fattori che hanno portato a quella che i 120 associati al Consorzio Igp (1.800 ettari coltivati) definiscono la peggiore crisi mai affrontata dal distretto ortofrutticolo del Siracusano. In sintesi: le miti condizioni climatiche hanno comportato un eccesso e un anticipo di produzione; sul mercato europeo (dove il Pachino Igp siciliano è pressoché assente) sì è riversato un enorme quantitativo di ciliegino spagnolo e soprattutto marocchino; la domanda interna – maggiore sbocco per il Pachino – è stazionaria se non calante; i produttori non hanno una efficace capacità organizzativa, di programmazione e promozionale. Messi insieme, tutti questi fattori hanno creato una “tempesta perfetta” che si è abbattuta su aziende che già nel 2015 avevano dovuto fare in conti con un’altra crisi di mercato. Risultato: al mercato di Vittoria, uno dei più grandi del Sud Italia per la commercializzazione di ortofrutta, il 19 febbraio il pomodoro ciliegino in serra di prima qualità quotata 58 centesimi il chilo, quello tondo liscio di prima qualità 35 centesimi, il tondo liscio a grappo di prima qualità 40 centesimi.
«Produrre un chilo di ciliegino – spiega Sebastiano Fortunato, presidente del Consorzio – costa mediamente un euro, il doppio di quello che spuntiamo al mercato. Ecco perchè da settimane ormai il pomodoro non è più raccolto. E di giorno in giorno la situazione peggiora. Paticamente non c’è domanda, le aziende sono in difficoltà finanziaria e rischia di saltare tutto un sistema produttivo con un indotto di oltre cinquemila addetti».
Nei giorni scorsi i vertici del Consorzio, una rappresentanza di coltivatori e di di Federdistribuzione hanno avuto un incontro a Roma con il ministro Martina.
Sembra tutta in salita la strada di chiedere, al prossimo consiglio Ue di marzo dei ministri agricoli, lo stato di crisi e l’attivazione del ritiro del prodotto. Anche perché in quella occasione la Spagna presenterà un poderoso pacchetto di richieste a sostegno dei suoi produttori di ortofrutta in difficoltà, mentre l’Italia deve invece affrontare la difficole partita della crisi del latte. Ecco quindi che dal ministero parte una sorta di moral suasion verso le catene della grande distribuzione, affinché acquistino quantitativi di pomodoro e rilancino la domanda con campagne promozionali. All’appello, per ora, ha risposto Coop Italia che dal 20 al 28 febbraio vende ciliegino in confezione da 500 grammi a 1,28 euro e quella da 300 grammi a 0,98 centesimi. Il problema è che Coop acquista solo da tre grandi produttori (Coop Aurora, l’azienda Fratelli Giardina e il gruppo Moncada) mentre gli altri coltivatori per ora sono esclusi. «Ringraziamo della disponibilità del ministro – dice ancora il presidente del Consorzio Igp – e speriamo che anche altre catene seguano l’esempio di Coop. La crisi comunque non è solo del pomodoro. Anche altri prodotti come le melanzane non hanno mercato. Ormai siamo sul lastrico».
All’Igp di Pachino appartengono quattro tipologie di pomodoro: il ciliegino, il costoluto, il tondo liscio e il grappolo. Lo scorso anno sono stati prodotti più di 50mila quintali di pomodoro. Nel distretto siracusano sono in attività circa 4.200 aziende ortofrutticole.