Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  febbraio 25 Giovedì calendario

Nanni Moretti legge Natalia Ginzburg

«Caro Michele, ieri sera è venuto Osvaldo e mi ha detto che sei partito per Londra». È la voce di Nanni Moretti che legge il romanzo del 1971 di Natalia Ginzburg, diventato qualche anno più tardi un film diretto da Mario Monicelli. O è la voce di Michele Apicella, l’alter ego dell’attore e regista in cinque dei suoi film, da Io sono un autarchico a Palombella rossa, quella che risuona nella sala strapiena dell’Istituto Italiano di Cultura di Londra, per un recital che celebra il centenario della nascita della grande scrittrice?
Il gioco delle parti si complica ancora di più pensando all’ultima pellicola di Moretti, Mia madre, la sua opera più dichiaratamente autobiografica, in cui il rapporto madre-figlio, seppure modificato sullo schermo in madre-figlia, desta emozioni non dissimili dal libro. L’identificazione tra un Michele e l’altro precede la serata londinese: Moretti ha dato la sua voce all’audiolibro di Caro Michele, appena pubblicato da Emons. Il Michele a cui scrive la madre nel romanzo è scappato a Londra. E a Londra ora è anche Michele Apicella, alias Nanni Moretti, invitato da Marco Delogu, direttore dell’Istituto di Cultura, a una interpretazione che farebbe il tutto esaurito anche in Italia.
Perché celebrare Natalia Ginzburg proprio qui? «Perché a Londra la scrittrice ha vissuto, in questo edificio, quando era sposata, in seconde nozze, con l’allora direttore dell’Istituto», dice Delogu presentando Moretti. E perché proprio Nanni Moretti a leggere questo libro? «Perché il Michele del romanzo parte per Londra in maglione rosso e pantaloni di velluto e guardate Nanni, è in maglione e pantaloni di velluto anche lui», scherza Delogu. «Ma non è uno scherzo», spiega Chiara Valerio, la scrittrice di Almanacco del giorno dopo, che insieme a Moretti ha scritto il soggetto di Mia madre e che a Londra lo ha accompagnato per parlare dell’autrice di Lessico famigliare.
In che senso? «Il romanzo Caro Michele precede di pochi anni l’esordio al cinema di Nanni in Io sono un autarchico e sono convinta che lo abbia influenzato. Il Michele di Natalia potrebbe essere un amico di Michele Apicella nel film. Hanno gli stessi anni, appartengono alla stessa generazione, hanno una simile visione del mondo». E Nanni non vuole dire perché è venuto, chi è per lui Natalia Ginzburg? «Ma no, vi prego, direi delle banalità», si tira indietro. Sembra Michele–Apicella, il protagonista dei suoi film. Quando lesse per la prima volta Caro Michele, appena uscito? «Poco dopo», risponde. Poi scappa via, a rileggere i brani in una stanzetta, prima che venga buio in sala e il pubblico gli riservi un caldo applauso.
Ed ecco Nanni l’attore sul palco. «Una donna che si chiamava Adriana si alzò nella sua casa nuova», comincia. «Nevicava. Quel giorno era il suo compleanno. Aveva quarantatré anni». L’incipit di Caro Michele. Qualche mese fa, al Barbican, il centro culturale più raffinato di Londra, c’erano lunghe code per vedere Mia madre, accolto trionfalmente dalla critica londinese. E all’Istituto di Cultura, insieme ai fans italiani del regista, ci sono anche spettatori inglesi: ascoltano Moretti leggere il romanzo, in mano hanno la traduzione inglese delle pagine che Nanni ha selezionato dal libro. «Caro Michele, ti scrivo soprattutto per dirti che tuo padre sta male», legge nella sua voce che ognuno riconoscerebbe a occhi chiusi. «Caro Michele, ricevo ora la tua breve lettera», continua. «Caro Michele, Angelica è qui da me, e mi dice che ti sposi». Fotogrammi, inquadrature di un libro che lui, come tanti lettori, sanno a memoria. «Natalia Ginzburg scrive come si gira un film, è anche questa la sua modernità», aveva detto Chiara Valerio nella sua introduzione. E davanti a questo Caro Michele in maglione rosso e pantaloni di velluto sembra davvero di guardare un film, come se fosse Nanni Moretti a girare la versione del romanzo. Come se il Michele fuggito a Londra di Natalia Ginzburg fosse diventato, almeno per una sera, sul palco dell’Istituto Italiano di Cultura, Michele Apicella nel capitolo mancante della storia di una generazione che ci ha finora raccontato.