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 2016  febbraio 25 Giovedì calendario

La Procura di Roma ha aperto un’inchiesta sulle intercettazioni a Berlusconi

Avrà una coda giudiziaria, oltre che diplomatica, il dossier Wikileaks. L’affare non si chiude con la pubblicazione delle intercettazioni di Silvio Berlusconi nel 2011, in quegli ultimi mesi del suo governo. La Procura di Roma ha deciso di aprire un fascicolo, per il momento contro ignoti e senza ipotesi di reato. Nella cartellina, solo gli articoli di Repubblica e L’Espresso che hanno pubblicato i files acquisiti dal National Security Agency Usa. Il governo Renzi mostra di voler andare a fondo.
Il ministro per i Rapporti col Parlamento risponde a Montecitorio a una interrogazione urgente di Renato Brunetta nel corso del question time e non delude le attese: «Per noi sarebbe inaccettabile un’attività intercettiva verso un governo alleato degli Stati Uniti. Serve un urgente approfondimento». Ricorda la convocazione dell’ambasciatore americano John Phillips nella stessa giornata di martedì, fa sapere che altri «canali tecnici» sono attivati e che il Parlamento sarà «prontamente» informato. Nessuno sconto, insomma. In una fase per altro assai delicata nei rapporti tra Roma e Washington, di cui il “Silvioleaks” è solo l’ultimo tassello. Due giorni fa la conference call tra Obama, Merkel, Holland e Cameron sulla Siria senza il coinvolgimento di Renzi. Ma soprattutto è in corso la delicata pianificazione della missione aerea (e forse non solo) in Libia.
La replica del capogruppo di Fi in aula è una sorpresa: «Ministro la stupirò, ma sono soddisfatto della sua risposta», dice Brunetta, consapevole che più di tanto al momento il governo non può fare. Ma su una cosa il partito di Berlusconi torna alla carica: la richiesta della commissione d’inchiesta sui fatti del 2011, magari da unificare con quell’altra proposta sulle banche, «per fare luce su quanto avvenuto negli ultimi dieci anni». Quanto alle intercettazioni, il forzista mette in guardia rivolto alla Boschi: «Le dico che quello che è successo a noi quando eravamo al governo ora può succedere a voi».
In mattinata il capogruppo della Camera, assieme a quello del Senato Paolo Romani, viene ricevuto a Palazzo Chigi dal sottosegretario con delega ai Servizi, Marco Minniti. Dura novanta minuti il mini vertice nel corso del quale i due denunciano «l’attacco alla nostra sovranità nazionale». Minniti li informa di tutte le iniziative avviate per far luce sulla vicenda, finiscono poi col parlare anche della crisi in Libia e della Siria. Oggi il sottosegretario riferirà al Copasir, il Comitato parlamentare per la sicurezza, sulle intercettazioni, come sul caso Regeni. E Forza Italia torna ad alzare la voce anche per «l’anomalia gravissima» della loro assenza dal Comitato parlamentare per la sicurezza, sottolinea Deborah Bergamini: «Inammissibile che vi siano tre esponenti Pd e tre grillini e nessuno dei nostri». Per questo Fi chiederà di assistere comunque all’audizione di oggi. Su tutto il dossier Wikileaks pesa, e non passa inosservato, il silenzio di Silvio Berlusconi. Il leader forzista ha rinunciato ieri a rientrare a Roma come previsto, rinviando alla prossima settimana tutti gli impegni politici. Un “no comment” ufficiale dettato dalla cautela rispetto alla vicenda che lo vede coinvolto, ma suggerito anche dallo staff legale: non è ancora chiaro, gli è stato spiegato, se altro materiale sarà in circolazione e di che tipo. L’ex premier ostenta sicurezza, nei colloqui privati coi dirigenti di partito: «A me non stupisce che sia stato intercettato come altri premier europei, e non credo proprio che gli Usa ce l’avessero con me. In quel 2011, piuttosto, hanno cercato di capire perché altre potenze europee avessero ordito un complotto contro il mio governo ed è su quello che dobbiamo pretendere chiarezza». Al contrario, Matteo Salvini va all’attacco proprio degli Stati Uniti, a modo suo: va rimessa «in discussione la loro onnipresenza in Italia».