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 2016  febbraio 25 Giovedì calendario

«Petaloso». Così un bambino di 8 anni ha creato un nuovo aggettivo approvato dalla Crusca

La parola più cercata, condivisa, postata di ieri in realtà non esiste. O perlomeno, non ancora. L’aggettivo «petaloso» arriva direttamente dall’immaginazione di Matteo T., un bambino di 8 anni della scuola Marchesi di Copparo (Ferrara) che tre settimane fa, in un esercizio di grammatica, ha usato questo termine per definire una margherita. «La maestra ci ha chiesto di descrivere un fiore. Ho scelto il mio preferito, quello che raccolgo nel giardino di casa. Mi piace perché ha tanti petali. E così ho scritto petaloso». Fino a qui, nulla di diverso da un semplice errore in un compito, cerchiato in rosso dall’insegnante Margherita Aurora. «Un errore bello, però», spiega la 42enne con i capelli viola e 21 anni di esperienza, che ha subito inviato il nuovo lemma alla Crusca per una valutazione. L’Accademia, a sorpresa, ha risposto. «Una parola bella e chiara che meritava un parere, anche per premiare l’intuizione del bambino – spiega Maria Cristina Torchia, la consulente linguistica che ha scritto la lettera di replica a Matteo —. Ma per entrare davvero nel vocabolario petaloso ha bisogno di essere conosciuto e utilizzato da tante persone». Detto, fatto. Dopo il post con il verdetto pubblicato su Facebook dalla maestra, il web si è scatenato. E nel giro di una notte l’hashtag #petaloso è diventato virale. Tanto che anche il presidente del Consiglio Renzi gli ha dedicato un pensiero su Twitter: «Grazie al piccolo Matteo, grazie Accademia della Crusca: una storia bella, una parola nuova, #petaloso». Subito utilizzata anche per definire il progetto scientifico «Human Technopole» che occuperà l’area di Expo 2015. A Margherita, però, l’incursione del premier non è piaciuta. Così ha ribattuto con un altro cinguettio: «Qui abbiamo tanti problemi, faccia qualcosa». L’insegnante non è nuova alle battaglie educative. Già in aprile aveva lanciato le «dieci regole per non fare i compiti durante le vacanze». Poi si è schierata contro i voti alle elementari: «È sbagliato ridurre i bambini a un numero. Secondo questo sistema petaloso sarebbe stato solo un errore». Invece è diventata un’occasione: ora la classe andrà in gita a Firenze invitata proprio dalla Crusca. Matteo ieri ha portato a scuola una rosa rossa per la maestra. Adora la matematica, da grande vorrebbe giocare a basket e petaloso non è la prima parola che ha inventato. «Di solito mi vengono in mente dopo cena o sotto la doccia. Questa mi è uscita proprio bene».