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 2016  febbraio 25 Giovedì calendario

Ecco i sette centri di ricerca che nasceranno sull’area dell’Expo

L’uomo «del fare» la riassume così: «Tre mesi fa era un sogno, oggi un progetto e fra tre mesi sarà un cantiere». Dopo l’Expo Matteo Renzi (ri)lancia Human Technopole, il centro di ricerca che sarà eredita di Expo e che ha l’ambizione, come spiega anche il ministro Maurizio Martina, «di fare di Milano la capitale della ricerca italiana e dell’Italia la nazione leader mondiale nel settore delle scienze per la vita». 
Il premier lo aveva annunciato tre mesi fa, sempre al Piccolo Teatro: «La reazione era stato qualche boh, qualche mah e qualche buu», ricorda. Ci si era impegnati a presentare, entro tre mesi, un progetto più articolato e la scadenza è stata rispettata: stesso palco, stessa platea di allora, Renzi ribadisce che «Milano ha la responsabilità morale di cambiare l’Italia» e si sbilancia parecchio annunciando che «i soldi sono pronti, ci sono le autorizzazioni, il progetto ha i talenti e le energie migliori. Basta con questo atteggiamento remissivo e rinunciatario».  
Di cosa stiamo parlando? Human Technopole, inizialmente affidato allo Iit di Genova che poi si è avvalso delle eccellenze già esistenti a Milano e in Lombardia, a partire dal coordinamento delle Università Statale, Bicocca e Politecnico, saranno sette centri di ricerca (per ora guidati da esperti del settore come il nanotecnologo Guglielmo Lanzani, il professor Pier Giuseppe Pelicci dello Ieo, Stefano Gustincich per la genetica) sui temi della salute, della genetica, delle nanotecnologie, dell’invecchiamento. Roberto Cingolani, direttore dell’Iit, mostra grafici e sciorina numeri: le strutture occuperanno oltre 30 mila metri quadrati dei terreni di Expo. Certo, va costruito un contesto intorno per evitare l’effetto «cattedrale nel deserto» evocato dal rettore della Statale Gianluca Vago. E proprio Cingolani anticipa che si stanno già stringendo accordi con multinazionali e soggetti che sono interessati a partecipare all’avventura. «Non sarà un single institute show – ribadisce – perché nessuno può fare da solo questa impresa». Molte collaborazioni, insomma, per un progetto che prevederà tra l’altro anche una campagna nazionale di screening su circa 7 mila persone all’anno, studi per terapie personalizzate e farmaci intelligenti, un approfondimento del tema del cibo legato al miglioramento della qualità della vita. E se inizialmente arriveranno qui una novantina di persone, scelte con concorso internazionale, a regime ci saranno 1.500 studiosi impegnati su oltre 200 progetti. I commenti sono tutti positivi. Soprattutto perché, tre mesi fa, le istituzioni avevano un po’ subìto una decisione calata dall’alto. Il sindaco Giuliano Pisapia plaude al lavoro di squadra: «In questi mesi tutti i soggetti interessati nel post Expo hanno lavorato insieme per trovare le soluzioni migliori. È ora necessario proseguire su questa strada». Così il governatore Roberto Maroni, che per primo aveva chiesto il coinvolgimento di chi già da anni lavora a Milano e ad altissimo livello su questi temi (gli atenei, i centri di ricerca, le imprese): «Il governo ha ascoltato le nostre richieste, quindi va bene. Soprattutto sembra che ci siano anche le risorse economiche. Vedremo lunedì all’assemblea di Arexpo (società proprietaria dei terreni, ndr ) cosa riusciremo a fare». il presidente della Camera di commercio, Carlo Sangalli sottolinea che «un grande polo dell’innovazione e della ricerca ha capacità di attrarre investimenti anche internazionali con ricadute importantissime per il nostro sistema imprenditoriale».  Le ultime richieste arrivano da Cingolani: «Servono una legge di finanziamento stabile, tempi certi per la logistica e un masterplan complessivo per l’area Expo». Renzi annuisce e si prende un altro impegno: «Ci vediamo fra tre mesi sui terreni dell’esposizione. Ci sarà già questo cantiere».