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 2016  febbraio 25 Giovedì calendario

«Giulio Regeni è morto per una vendetta privata». Ecco l’ultima versione degli egiziani

Vendetta per motivi personali. La quinta versione sull’omicidio di Giulio Regeni è stata tirata fuori dal cappello a cilindro delle indagini dal ministro dell’Interno dell’Egitto, ha causato la reazione indignata del ministro degli Esteri,Paolo Gentiloni: «Pretendiamo e continueremo a pretendere la verità». E la protesta del legale della famiglia: «Contrasteremo ogni depistaggio». In una giornata in cui il presidente Abdel Fattah Al Sisi ha parlato di un «complotto in corso per destabilizzare il Paese», ha attribuito la colpa dell’abbattimento dell’aereo russo ai terroristi e ha minacciato: «Giuro su Dio che rimuoveremo dalla faccia della Terra chiunque voglia danneggiare l’Egitto».  
Oggi è un mese esatto dal giorno che il ricercatore friulano è scomparso al Cairo, mentre nell’anniversario della rivolta di Piazza Tahrir, si stava dirigendo in quell’area «off limits», per incontrare l’amico Gennaro Gervasio e con lui recarsi dall’ideologo del dissenso: Hassamein Kashek. 
Un sit in di fronte all’ambasciata d’Egitto a Roma tenterà di far pressione per avere la verità. Ma le speranze si affievoliscono. I nostri investigatori ancora attendono prove dalla procura di Giza, invece ieri è spuntata una nuova «pista». Dopo l’incidente stradale, il festino gay, la rapina e l’omicidio-complotto dei Fratelli Musulmani, il ministro Magdi Abdel Ghaffar ne ha tirata fuori un’altra: «Malgrado il team investigativo non sia finora riuscito ad individuare il colpevole o il movente, i dati e le informazioni disponibili portano a tutte le piste, compresa quella della vendetta per motivi personali».  
Immediata la reazione scettica del ministro Gentiloni. «Non ci accontenteremo di verità di comodo né tantomeno di piste improbabili come quelle che ho sentito evocare anche stamattina dal Cairo». E la richiesta esplicita: «La cooperazione con il nostro team investigativo può e deve essere più efficace. Gli investigatori italiani devono avere accesso ai documenti sonori e filmati, ai reperti medici, agli atti del processo».  
Intanto sulla stampa filogovernativa, come il quotidiano Al Masri Al Yuom, filtra che la vita di Regeni era «piena di ambiguità» e che «aveva goduto di molte relazioni nei dintorni della sua abitazione». «Non accettiamo alcun tentativo di infangare la memoria di Giulio» smentisce la famiglia.  
Ma ci sarà una reazione diplomatica più incisiva? Gentiloni promette: «Il passare del tempo non ci farà desistere».