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 2016  febbraio 24 Mercoledì calendario

Cinque anni a Marianna Sergio, la sorella di Fatima. È la prima condanna per una recluta della jihad

Maria Giulia Sergio esiste solo nelle carte della procura di Milano. Da tempo è diventata Fatima, ha abbracciato la guerra santa e ha trasformato il jihad nella sua unica ragione di vita (e di morte). Il suo nome risuona nell’aula del tribunale di Milano ma lei è chissà dove, probabilmente in Siria a sostenere la causa dell’Isis assieme a suo marito Aldo Kobuzi. Ieri il gup Donatella Banci Buonamici l’ha nominata annunciando il suo rinvio a giudizio per terrorismo internazionale assieme al padre Sergio Sergio. La posizione della madre è stata stralciata dopo la sua recente morte. La sorella Marianna, invece, è stata raggiunta in carcere dalla condanna a cinque anni e quattro mesi in rito abbreviato per associazione con finalità di terrorismo internazionale.
L’impianto accusatorio del procuratore aggiunto Maurizio Romanelli e del pm Paola Pirotta ha retto quasi totalmente: 3 anni e 8 mesi ad Arta Kakabuni, 2 anni e 8 mesi a Baki Coku (zii di Aldo Kobuzi), 3 anni a Lubjana Gjecaj. L’unico assolto per non aver commesso il fatto è il marito di quest’ultima, Dritan Gjecaj, per il quale i magistrati avevano chiesto due anni e quattro mesi. I due erano accusati di favoreggiamento per aver ospitato Fatima e Kobuzi nel loro appartamento di Treviglio (Bergamo). Lo stesso appartamento da cui erano stati sfrattati e che poi hanno riottenuto con fondi comunali.
«Facciamo chiarezza – ha detto alcuni mesi fa il sindaco Giuseppe Pezzoni – alla signora Lubjana Gjecaj, residente a Treviglio dal novembre 2010, è stato erogato nel 2011 un contributo per il pagamento delle bollette del gas di 365,33 euro e, nell’agosto 2011, un contributo di 1.200 euro per aiuto nel pagamento del canone d’affitto. Il mese successivo la signora è diventata mamma del secondo figlio; il sig. Dritan Gjecaj, marito della signora Lubjana, è residente a Treviglio dall’agosto 2013. Nel 2014 il Comune, per evitare uno sfratto incombente, ha versato un ulteriore contributo per sostegno affitto di 1.600 euro. La scelta di questa Amministrazione, che si è insediata nel giugno 2011, è quella di non erogare contributi ai richiedenti, ma di quietanzare ai creditori; in questo caso i soldi sono stati versati direttamente al proprietario di casa».
La vicenda di Fatima ha svelato per la prima volta in Italia il rischio di infiltrazione terroristica e il tema dei foreign fighter, dimostrando che la guerra dell’Isis può essere combattuta anche dal vicino di casa. Maria Giulia, prima di cambiare identità e vita, era una ragazza di origini campane trasferitasi nel piccolo comune milanese di Inzago per seguire il lavoro del padre. Nella profonda provincia ha intrapreso il suo percorso di radicalizzazione trasformandosi a sua volta in un imam casalingo che ha convertito tutta la famiglia. Perfino la madre Assunta Buonfiglio (morta a 60 anni lo scorso ottobre), che nelle conversazioni via Skype con la figlia chiedeva se in Siria avrebbe avuto la possibilità di coltivare un orto. Quelle conversazioni sono finite nell’indagine e hanno rivelato molte cose sulla nuova personalità di Maria Giulia: la ragazza timida venuta dal sud, sotto il velo di Fatima, esultava per la strage di Charlie Hebdo e si professava pronta per il martirio nella guerra santa.