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 2016  febbraio 24 Mercoledì calendario

Carcoforo, il paese che sopravvive grazie a Facebook

Neve o non neve, dalle finestre in stile walser spuntano in 47. Il conto degli abitanti è presto fatto se a febbraio ti trovi a Carcoforo, alta Valsesia, un’ora e mezzo di panorami mozzafiato salendo da Vercelli oppure dall’autostrada Torino-Milano. 

Il bello è che in questa perla di paese con le case di legno e di pietra vecchie fino a cinquecento anni e l’aria buona dei 1300 metri, ci sono più clic che residenti fissi. Facebook lo salverà dallo spopolamento inevitabile della montagna? Finora ci sta riuscendo.
Il villaggio virtuale di Zuckerberg sembra quasi che lo abbia adottato: i «mi piace» in poco tempo hanno raggiunto quota tremila. In certe ore del giorno c’è più vita tra le pagine dei tablet che tra questi vicoli di pietra ghiacciata, budelli senza tempo fino all’unico negozio di alimentari che apre un’ora, e solo al mattino grazie a un commerciante in arrivo da un paese vicino, Roberto Sacchi. 
Il segreto? È nelle mani di Erika Novali, 35 anni, consigliere comunale, mamma di due bambini e titolare di un bed & breakfast. «Preparo cinque aggiornamenti quotidiani. Tutto grazie ai villeggianti: spediscono foto di oggi e di ieri. Io al massimo giro i video: quelli delle nevicate piacciono sempre». 
La verità è che fanno a gara per spedire contributi multimediali: «A tanti mancano queste montagne. Ci scrivono dalla Lombardia, dalla Sicilia, perfino dal Sudamerica. E qualcuno chiede se ci sono case libere: vogliono tornare», osserva Erika. Senza contare i nostalgici che hanno fondato un altro gruppo, dal titolo che più romantico non si può: «Quelli che... hanno Carcoforo nel cuore». Più di 400 membri, altre foto da scambiare e su cui versare qualche lacrima. 
Sono numeri che messi accanto a quelli «reali», fanno specie: i bambini sono sette, l’ultimo è nato tre anni fa: si chiama Elias Pivetta ed è figlio di un guardapesca.
Ma se poi vivi quassù, in questa frontiera così vicina al Rosa, niente è scontato. Internet? Tantomeno. «Un anno fa Comune, Provincia e Comunità montana hanno pagato per avere una copertura, qui in Valsesia è il sistema di ponti radio Eolo – spiega il sindaco, Marino Sesone -; ma non avremmo potuto mettere in funzione il ripetitore senza la centrale idroelettrica di Idroenergy, che ci regala l’energia per alimentarlo». 
La paura a Carcoforo si chiama isolamento. Prima ancora di temere una vita senza Facebook, senza internet, senza la vetrina virtuale che raggiunge i turisti dei rifugi, dello sci alpinismo e delle ciaspole pronti a prenotare perfino dalla Finlandia, il paese è rimasto tagliato fuori dal mondo per colpa della neve. Ce n’è stata anche troppa. Talmente tanta da rimanere senza l’unico collegamento con il fondovalle per due settimane, come nel dicembre del 2008. «Mancano milioni per allungare anche solo di 250 metri le gallerie e per le reti paravalanghe», è l’appello del sindaco. 
Non che qui siano degli spendaccioni. Non c’è nemmeno un dipendente a carico del Comune, sono tutti in consorzio con i paesi vicini. Per il resto sono abituati a fare da soli, come nel caso dell’acquedotto. Ma no, questa volta no. Chissà se il successo sui social servirà a trovare sponsor.