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 2016  febbraio 24 Mercoledì calendario

I bambini dormono poco e male

È la rivincita del lettone. Demonizzato per anni come «vizio» da correggere al più presto anche al prezzo di imposizioni severe, ritenuto un ostacolo per il raggiungimento dell’indipendenza in pigiama, oggi riceve una sorta di riabilitazione dai pediatri.
Due bambini su dieci (la percentuale sale nelle Regioni del sud) all’età di otto anni e anche oltre dormono fra i genitori, ben piazzati nel mezzo. E non deve essere un problema se la dolce, rassicurante abitudine perdura fino a dopo le elementari. Significa che non è arrivato il momento di sganciarsi. Ovviamente questa sorta di sdoganamento riguarda i più grandicelli, non i neonati e i molto piccoli. È accertato infatti che la nanna con gli adulti è un pericolo per il bebè, una delle cause di «morte in culla» per soffocamento.
Per la prima volta un’indagine condotta in modo scientifico ha analizzato il comportamento di grandi e piccini quando si fa sera. Obiettivo del progetto «Ci piace sognare» è la prevenzione, correggere sul nascere stili di vita sbagliati che possono incidere sulla salute notturna dell’adulto. Chi è insonne da piccolo lo resta da grande, affermano i medici delle due società che hanno curato lo studio, la società italiana di pediatria preventiva e sociale (Sipps) e la società delle cure primarie pediatriche (Sicupp).
Le mamme e i papà hanno compilato dei questionari online sotto la guida del medico per un totale di 2.030 schede valide raccolte tra nord, centro e sud. «Appena il 68% dei nostri giovanissimi hanno una durata del sonno corrispondente alle raccomandazioni internazionali. Tra la fine della scuola elementare e le medie la metà scarsa dei pre adolescenti fanno una tirata notturna di almeno 9 ore», dice Marina Picca, presidente Sicupp. Le conseguenze si osservato la mattina successiva, al banco. Disattenzione e scarso impegno regnano sovrani.
Sostiene il progetto Michela Vittoria Brambilla, presidente della commissione bicamerale per l’Infanzia: «Il sonno non è tempo perso, è salute. Tra l’ultima chat e l’arrivo di Morfeo dovrebbe passare più di un’ora. I genitori devono dare il buon esempio». A 1-2 anni 4 bambini su 10 si addormentano nel lettone, a 3-4 anni la percentuale scende, a 5-6 anni quasi tre piccoli su 10 mantengono questo privilegio che si riduce di poco a 7-9 anni (due casi su 10) e si abbassa con decisione solo all’inizio della scuola media.
Il presidente di Sipps Giuseppe Di Mauro descrive cosa avviene quando la casa tace: «Il 13% dei bimbi cambiano letto nel corso della notte, la maggioranza va dal proprio a quello matrimoniale ma esiste anche il percorso inverso. Il fenomeno non è esclusivo della prima infanzia. La notte c’è un gran traffico specialmente se la famiglia è numerosa».
Il lettone non è di per se responsabile di un sonno insano. Laura Reali, responsabile ricerca dell’Associazione culturale pediatri, è benevola: «Oggi la vita è cambiata. Madri e padri lavorano magari tornano tardi e avere i figli fra le lenzuola è una specie di compensazione. Un piacere per tutti. Prima o poi il bambino deciderà di addormentarsi nella sua stanza e di restarci. Segno che si sente pronto. E noi mamme lo vivremo come un abbandono».
I veri alleati dell’insonnia sono videogiochi, televisione, ipad, cellulare se utilizzati fino a poco prima di spegnere la luce. Poi l’alimentazione: il 27,5% dei mini intervistati bevono latte, succo di frutta o altro quando è l’ora di andare a letto, elemento associato a una minore durata del sonno. E il 5% tra 5-6 anni si attaccano al biberon, oggetto rassicurante per loro ma non per l’igiene del sonno.