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 2016  febbraio 24 Mercoledì calendario

Bernardo Caprotti, di nuovo padrone dell’Esselunga. Lo ha deciso la Cassazione

La Corte di Cassazione dà ragione a Bernardo Caprotti, patron di Esselunga da anni in lite con i figli avuti dal primo matrimonio, Giuseppe e Violetta. Nel pronunciarsi sul ricorso dei figli contro la sentenza dell’arbitrato – che aveva stabilito che il padre poteva riprendersi le azioni di Esselunga donate loro nel ‘96 – la Cassazione condanna però le parti a «compensare le spese» data la «complessità delle questioni trattate». Come a dire che i figli hanno fatto bene a ricorrere contro il lodo arbitrale, previsto dai contratti. La Cassazione rileva che gli avvocati del padre non potevano chiedere l’«inammissibilità del ricorso» e che i ricorrenti, ovvero Giuseppe e Violetta «hanno correttamente denunciato l’erroneità della decisione della corte di Appello dell’inammissibilità della censura». Resta che, per la Cassazione, quando nel 2011 Bernardo Caprotti decise di reintestarsi quei pacchetti di azioni Esselunga che 15 anni prima aveva donato ai tre figli, (Giuseppe, Violetta e Marina, figlia del secondo matrimonio) aveva titolo per farlo. Giuseppe e Violetta restano convinti che le cose non stiano così, e confidano nella causa civile che è in corso, ma che in primo grado ha già dato ragione al padre. La sentenza dell’appello è attesain estate, e in questa sede gli avvocati dei figli fanno notare che esistono nuove questioni da chiarire. Tra cui il fatto che la Cassazione, nelle motivazioni della sentenza depositata ieri, precisa che la prescrizione decennale, ovvero l’estinzione del diritto di reintestarsi le azioni tra il ‘94 e il 2011, «non può essere considerata di ordine pubblico» e in quanto tale va accertata dal giudice di merito. Chissà se il giudice dell’appello in sede civile, tenendo conto della sentenza della Cassazione sull’arbitrato, vorrà pronunciarsi sulla prescrizione. Bernardo Caprotti, interpellato sulla sentenza della Cassazione, ha invece preferito non commentare. Fatto sta che le chance che un giudice ribalti lo stato di fatto, ovvero che il controllo di Esselunga è nella piena disponibilità del suo fondatore, ora si affievoliscono. E questo, a detta dei figli, aumenta il rischio che il padre, prima o poi, venda il gruppo dei supermercati per evitare che i figli possano ereditarlo. In proposito, la legge stabilisce che Giuseppe e Violetta abbiano diritto almeno a un terzo della Esselunga, il resto spetta alla moglie, all’altra figlia Marina e a coloro che Bernardo sceglierà tra i suoi eredi. Va in soffitta definitivamente, invece, il piano di successione che Caprotti aveva elaborato quando compì 70 anni, che affidava a Giuseppe la guida dell’azienda. A 90 anni si vede ora riconoscere dalla Cassazione il diritto di disporre delle azioni che peraltro si era già ripreso cinque anni fa. Caprotti, uomo sanguigno e combattivo, non è nuovo alle sentenze dei tribunali. Dopo il suo libro Falce e Carrello ha vinto la causa contro la Coop Estense ma ora è indagato per ricettazione, con l’accusa di essere il «finanziatore» di una «campagna diffamatoria» contro la rivale Coop Lombardia.