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 2016  febbraio 24 Mercoledì calendario

A Sigonella Craxi con i carabinieri fece arretrare i marines. Cosa accadrà oggi?

Sulla strategica pianura scelta dagli americani per la Stazione Aeronavale di Sigonella, NAS in sigla statunitense, la base inaugurata il 15 giugno del 1959, s’incrociano e si sovrappongono due province e quattro comuni. Tutti ancora una volta in fibrillazione dopo la notizia che quest’area off limits diventa la capitale degli aerei senza pilota: i droni Usa lanciati verso la Libia.
Ma per sapere che, oltre muraglie e fili spinati piazzati sotto l’Etna come si fosse a Bagdad, sono in corso grandi lavori per allestire comando, controllo satellitare e manutenzione di tutti i droni delle forze armate a stelle e strisce non ci sarebbe stato bisogno delle informazioni rimbalzate d’oltre oceano. Perché un blogger puntiglioso come Antonio Mazzeo lo scrive da anni. E ha anche inondato i social di informazioni tratte dal Naval Facilities Engineering Command Office per l’Europa e l’Asia sud-occidentale della Marina militare Usa con sede a Napoli. Il Comando che lo scorso 14 novembre ha pubblicato il bando di gara per la realizzazione di uno specifico sito nella seconda stazione aeronavale di Sigonella, la NAS 2. Un sito chiamato «UAS SATCOM Relay Pads and Facility», fornito di tutte le attrezzature necessarie a supportare le telecomunicazioni via satellite del Sistema degli aerei senza pilota. Appunto, UAS che sta per «Unmanned Aircraft System». Un bando che prevede demolizione e rimozione di vecchie infrastrutture, realizzando un nuovo centro per un importo tra i 10 e i 25 milioni di dollari. Lavori da completare in un anno e mezzo.
I sindaci dei comuni più vicini alla base, da Lentini a Motta Sant’Anastasia, da Mineo a Belpasso, fino alla stessa Catania assistono con i loro cittadini senza potere nulla obiettare su quanto accade in questa enclave. Angolo straniero in terra italiana, snodo di una tesissima pagina nei rapporti con gli Usa quando il 10 ottobre 1985 l’allora premier Bettino Craxi puntò i piedi anche a costo di schierare i carabinieri contro i marines americani.
Tutto cominciò quando dei caccia statunitensi costrinsero ad atterrare nella «loro» base di Sigonella l’aereo egiziano con a bordo i quattro palestinesi che avevano sequestrato la nave da crociera italiana Achille Lauro, il dirigente dell’Olp Mohammed Abu Abbas e un suo aiutante. Sulla pista di Sigonella un commando di marines circondò con le armi spianate l’aereo. Li comandava il tenente colonnello Oliver North. Sorpreso davanti ai reparti della Vam, la Vigilanza dell’Aeronautica italiana, e di un plotone dei carabinieri schieratisi alle spalle dei militari della Delta Force. Un braccio di ferro durato un’intera notte, con Andreotti in cabina regia e Craxi determinato. Crisi conclusa all’alba con l’ordine di arretrare arrivato agli americani da Washington. Un modo per ribadire che Sigonella comunque si trova in Italia. Come dovrebbe accadere adesso autorizzando di volta in volta i raid dei droni. Ma con evidenti difficoltà operative.