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 2016  febbraio 24 Mercoledì calendario

Dai satelliti spia agli aerei senza pilota. Ecco l’arsenale hi-tech made in Usa

La guerra americana del futuro passerà sempre più attraverso i droni. Aerei senza pilota per osservare dal cielo e colpire con missili ad alta precisione. In una visione che ha del fantascientifico, gli Stati Uniti si stanno attrezzando con una serie di basi sparse per il mondo dove posizionare i Predator, i Reaper e i Global Hawk in grado di colpire ovunque nel pianeta. E i droni si accompagnano a una cintura di satelliti-spia e a nuove futuribili linee di comunicazione. 

La Sicilia, per la sua posizione geostrategica al centro del Mediterra neo, sarà uno dei trampolini di lancio nella guerra dei droni. Quei droni armati che da un mese sono autorizzati da un trattato bilaterale e che secondo Nicola Latorre, Pd, presidente della commissione Difesa al Senato, «non prevede passaggio parlamentare dal momento che non si tratta né di una iniziativa legata alle missioni internazionali del Paese, né di un’azione di guerra» ma solo di una «disponibilità data ai nostri alleati nell’ambito della coalizione internazionale anti Isis». 
La Sicilia diventa sempre più centrale nella guerra tecnologica, sia per i velivoli senza pilota posizionati a Sigonella, sia per la postazione Muos a Niscemi. L’uso dei droni, infatti, richiede un’immensa mole di dati per permettere agli operatori di guidare e colpire tenendosi a distanza di migliaia di chilometri. Ed ecco perché la Difesa degli Stati Uniti sta investendo miliardi di dollari nell’acquisizione di apparecchi sempre più potenti, ma anche per la modernizzazione di vecchie basi – in Florida, in Giappone, alle Hawaii, nell’isola di Diego Garcia. Inizialmente gli americani avevano pensato di accentrare a Sigonella sia i droni, sia le antenne del Muos. Pare però che le frequenze del traffico dati avrebbero potuto mettere in pericolo eventuali velivoli con armamento a bordo e si è preferito separare le installazioni.
Da quel che si sa, il sistema Muos è composto da quattro stazioni a terra e da una serie di satelliti per le comunicazioni ad altissima frequenza, in grado di collegare tra loro i Centri di comando e controllo delle forze armate, i centri logistici, i gruppi operativi in combattimento, i ventimila terminali radio dei militari Usa, e non ultime le informazioni necessarie per determinare la traiettoria dei missili Cruise e dei droni. 
Proprio la Sicilia, però, identificata a Washington come una delle perle della corona, sta dando agli americani le peggiori sorprese. Il Muos infatti – che ha bisogno ancora del lancio di due satelliti per definire la copertura dei cieli – non potrà andare a regime fintanto che anche la stazione di Niscemi non entrerà in funzione. Nonostante i lavori siano a buon punto, infatti, da alcuni anni si alternano decisioni di tribunali – nazionali e locali – a favore o contro. L’ultima doccia fredda è venuta dalla Cassazione, che ha confermato il blocco dei lavori. Si è ora in attesa del Consiglio di giustizia amministrativo di Palermo, dove è pendente un ricorso contro una sentenza del Tar siciliano che aveva annullato le autorizzazioni urbanistiche della Regione Sicilia. Nel frattempo è entrata in campo anche la Procura di Caltagirone, che ritiene superato il problema sulla legittimità delle autorizzazioni, perché di fatto non esistono più, e quindi, per l’accusa, il Muos è semplicemente un abuso edilizio.