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 2016  febbraio 23 Martedì calendario

La Livia di Montalbano è cambiata: ora è Sonia Bergamasco

Lunedì 29 febbraio in prima serata su Rai Uno tornano i nuovi episodi del Commissario Montalbano, due soli capitoli diretti come sempre da Alberto Sironi ispirati a Una faccenda delicata tratto da Gli arancini di Montalbano, e al romanzo La piramide di fango. Per la prima volta insieme alla squadra di sempre formata da Luca Zingaretti, Peppino Mazzotta (Fazio), Cesare Bocci, (Mimì Augello) e Angelo Russo (Catarella), troviamo anche Sonia Bergamasco nel ruolo non semplice di Livia, l’eterna fidanzata di Montalbano.
«Nonostante sia un personaggio secondario – racconta con la sua bella voce Sonia Bergamasco – rispetto al Commissario, alla squadra e alle indagini, Livia è sempre stata sentita dal pubblico con un ruolo centrale nella vita di Montalbano. Il loro rapporto rinsalda e chiarisce meglio il carattere stesso di Salvo. Attraverso Livia lui si specchia, come una presenza emotiva necessaria. Una relazione sempre molto frizzante, perché sono due personalità forti, che si amano ma che hanno deciso di mantenere la loro indipendenza. È un rapporto moderno. Sono due adulti senza alcun legame legale e senza figli, molti italiani si possono rispecchiare in questa realtà».
C’è qualcosa che cambia nel personaggio di Livia nella nuova serie?
«Non è che sono arrivata io e adesso il ruolo diventa più corposo o Livia cambia si fa casalinga e impara a cucinare, assolutamente no. Ho accettato con molto piacere e sono contenta di averlo fatto, proprio perché entro in un meccanismo di grande bellezza che ha una sua piccola perfezione, con un cast di eccellenza e con una regia che racconta al meglio quello che Camilleri ha scritto in luoghi che sono il tessuto connettivo, linguistico e umano della storia».
È entrata in un microcosmo di persone che lavorano insieme da più di quindici anni. Come si è trovata?
«Sono entrata all’interno di un linguaggio sperimentato e molto vissuto. Così la prima cosa che ho fatto, è stato mettermi in ascolto, poi ho cominciato a proporre il mio modo, la mia visione con corpo e voce di Livia. Una voce non doppiata, in questo sì che c’è il cambiamento (prima di Sonia Bergamasco, il personaggio di Livia è stato sempre interpretato da attrici straniere) e in più, in queste nuove puntate, c’è l’intenzione di rinsaldare il rapporto con Salvo che negli ultimi anni si era un po’ opacizzato».
Lei è stata sempre molto amata dalla critica anche quando ha cominciato a lavorare in televisione che è considerata un po’ il Purgatorio degli attori, rivelando anche un talento per i ruoli brillanti.
«Il mio primo lavoro in televisione è stato La meglio gioventù, che come inizio non è niente male. Per il resto non distinguo, se c’è una storia bella, un bel cast e un progetto forte ma perché no, bisogna farlo. La televisione mi ha dato grandi soddisfazioni, ho lavorato con Liliana Cavani, ho fatto progetti di peso come De Gasperi, Einstein e poi è arrivata la serialità con Tutti pazzi per amore, che un po’ mi ha spaventato, e infatti ci ho pensato a lungo prima di accettare, ma poi sono stata contenta di misurarmi con la commedia, il canto, il ballo, con quella scrittura scoppiettante, nuova, che mi è molto piaciuta».
Le sue scelte spiazzano molto la critica, com’è stato per la sua partecipazione al film miracolo di incassi Quo Vado? di Checco Zalone.
«Ho scelto e voluto partecipare con forza al film di Checco Zalone e sono contenta. L’ho fatto molto seriamente perché la comicità esige un lavoro serio. Con Luca Medici che ha una comicità molto personale, bisogna stare tutt’orecchi, perché magari ogni ciak è diverso, però l’improvvisazione appartiene a tutte le persone che fanno il nostro mestiere. Si lavora sull’istante, ed è questo il bello di chi fa teatro o cinema e poi ci si riallaccia ad una tradizione molto antica della comicità italiana, che si rifà a Totò, Peppino, ad una scrittura d’invenzione che avveniva al momento».
Lei è diplomata al conservatorio in pianoforte, come mai non ha portato avanti questa carriera?
«Ma io la musica non l’ho mai abbandonata, né ho intenzione di farlo adesso. Non la ritengo un’altra strada è come se nel mio essere attrice si sia compiuta anche la possibilità di essere musicista. Continuo a realizzare spettacoli in cui la musica ha un valore centrale, non solo nello spettacolo che sto portando in tournée in questi giorni (Sonia Bergamasco è al teatro Parenti di Milano con lo spettacolo Il Ballo di Irene Nemirovsky fino al 6 Marzo), ma con operazioni come Pochi avvenimenti, felicità assoluta, scene da un matrimonio, che rappresenta il mio modo attuale di stare nella musica, come voce recitante. Qui ho lavorato con EsTrio, che è un gruppo di bravissime musiciste, per raccontare la storia di Clara e Robert Schumann con le parole della poetessa Maria Grazia Calandrone, che ha realizzato per noi una prosa poetica davvero molto bella di estrema concretezza nel quale siamo riuscite ad addentrarci, lasciando che la musica si insinuasse fra le parole».
C’è la musica e anche la poesia.
«Sì, ho fatto anche questo, ho pubblicato – con il titolo Il Quaderno per l’editore Sossella – una raccolta di poesie scritte fin dal tempo del liceo. Ma, ovviamente, non mi sento una poetessa».