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 2016  febbraio 20 Sabato calendario

Guerra ai contanti, ora si fa sul serio

Sono tempi strani nel mondo del denaro, con tassi di interesse negativi e banchieri centrali ritenuti padroni dell’universo. Non dovremmo essere quindi sorpresi che i politici ed i banchieri centrali stiano conducendo una guerra al contante.
Proprio così, i responsabili politici in Europa e negli Stati Uniti vogliono rendere più difficile al volgo di detenere moneta reale.
Mario Draghi ha sparato l’ultimo colpo lunedì 15, quando ha detto che la Banca centrale europea vorrebbe impedire la stampa delle banconote da 500 euro. Il giorno dopo l’economista di Harvard preferito dai democratici americani, Larry Summers, ha dichiarato che è il momento di sopprimere la banconota da 100 dollari, il che significherebbe addio a Benjamin Franklin.
Alexander Hamilton potrebbe essere presto (e vergognosamente) sostituito sulla banconota da 10 dollari, ma quest’ultima continuerebbe almeno a esistere per un po’. Franklin si troverebbe quindi bandito dal mondo valutario allo stesso modo in cui i maschi bianchi defunti, come lui, sono banditi dai libri di storia.
I limiti sulle transazioni in contanti si sono diffusi in Europa dal panico finanziario del 2008, ufficialmente per dare un giro di vite all’uso che ne fa la criminalità e all’evasione fiscale. L’Italia ha reso illegale pagamenti in contanti superiori a mille euro (dal 2016 limite elevato a 3 mila euro, ndt), mentre la Francia ha ridotto il limite da 3 mila a mille euro.
I commercianti inglesi, prima di accettare pagamenti cash superiori ai 15 mila dollari per ogni transazione devono prima registrarsi presso le autorità fiscali. Le multe per i trasgressori sono nell’ordine di migliaia di euro.
Il viceministro delle finanze della Germania, Michael Meister, ha recentemente proposto un tetto di 5 mila euro per le transazioni in contanti. Il capo della Deutsche Bank, John Cryan, il mese scorso ha dichiarato che il denaro contante non sopravvivrà un altro decennio.
I nemici del contante sostengono che solo truffatori e tossicodipendenti hanno bisogno di banconote di grosso taglio, e richiedono che le grandi transazioni siano effettuate solo per via elettronica, in modo che il governo le possa tracciare.
Ma chi strilla sono gli stessi politici europei che hanno protestato rumorosamente quando hanno appreso che i funzionari antiterrorismo degli Stati Uniti stavano monitorando il giro del denaro legato al terrorismo attraverso il sistema globale di pagamenti Swift.
I criminali trovano sempre un modo, che esistano o meno le banconote di grosso taglio.
La vera ragione della guerra al contante che sta montando è squisitamente politica: sia i politici sia i banchieri centrali temono che i possessori di moneta cartacea potrebbero minare il loro nuovo mondo fatto di tassi di interesse negativi. Giappone ed Europa sono già da tempo in territorio negativo, e la scorsa settimana il presidente della Fed, Janet Yellen, ha detto che gli Stati Uniti dovrebbero prepararsi per un’eventualità del genere.
Traduzione: ecco la direzione che la Fed prenderà in caso di prossima recessione. I tassi negativi sono una tassa sui depositi presso le banche, con l’obiettivo di incitare i depositanti a togliere da lì il loro denaro e spenderlo per aumentare la domanda economica.
Ma questo obiettivo sarebbe compromesso se i cittadini invece che spenderli continuassero a detenere moneta. E l’accumulo di cash è più facile se si possono prelevare banconote di grosso taglio e metterle in una cassetta di sicurezza. Più difficile se invece in circolazione vi fossero solo banconote di piccolo taglio.
Quindi, si vieti subito il contante. Questo tema è spinto da economisti del calibro del capo economista di Bank of England, Andrew Haldane, e Kenneth Rogoff di Harvard, che ha scritto sul Financial Times che l’eliminazione della cartamoneta sarebbe «di gran lunga il più semplice» modo per «aggirare» il tasso di interesse a zero, «che ha ammanettato le banche centrali dopo la crisi finanziaria.»
Se gli arretrati contadinotti non spendono, beh, rendiamogli molto più difficile risparmiare soldi mettendoli sotto il materasso.
Tutto ciò non fa che ignorare le virtù del denaro contante per i cittadini rispettosi della legge.
Il cash consente che transazioni legittime siano eseguite in modo rapido, senza che le parti coinvolte paghino commissioni a una banca o a un gestore di carte di credito.
Il cash consente anche a milioni di persone a basso reddito di partecipare all’economia senza avere un conto bancario, i cui costi in alcuni paesi sono aumentati dopo il 2008, in seguito alle nuove normative che sono cadute come una scure sul retail banking senza commissioni.
C’è sempre il rischio di essere aggrediti sulla strada per il negozio, ma c’è sempre il rischio che le proprie transazioni digitali siano soggette ad hacking o furto del computer.
Il contante è anche la valuta preferita delle cosiddette economie in nero, che in alcuni paesi contano per il 20% o più del prodotto interno lordo e che i governi vorrebbero tassare. Ma il motivo per cui esiste l’economia in nero è perché tasse alte e alti costi di regolamentazione finiscono per far confluire una parte del business di imprese altrimenti oneste, fuori dai bilanci.
I politici dovrebbero pensarci due volte a dare un giro di vite all’economia basata sul contante, perché ciò potrebbe tradursi in una distruzione di imprese e in un aumento di disoccupati nell’ordine dei milioni di persone. L’economia italiana potrebbe chiudere, se privata dei contanti. La gente deve essere messa in condizione andare in giro senza contanti, se lo desidera. Ma è difficile evitare di dire che i politici, bandendo i contanti, compiono un’ulteriore violazione della libertà economica. Possono andare a caccia delle maxi banconote, ma qualcuno pensa davvero che si fermeranno qui?
Perché non vietare tutte le transazioni in contanti, così come hanno fatto con l’oro e l’argento, ormai banditi come mezzi di scambio? Attenzione ai politici quando cercano di limitare i modi in cui è possibile condurre i propri affari privati. In passato non ne è mai venuto fuori nulla di buono.