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 2016  febbraio 20 Sabato calendario

Quella teoria Bce sulle Sparkassen più sicure dei titoli di stato

Per la Germania, la condizione per accettare uno schema europeo di garanzia dei depositi è ridurre prima il rischio nei bilanci delle banche. E ha individuato quello più grave nel portafoglio di titoli di Stato, che come la crisi dell’euro ha dimostrato, non sono a rischio zero. Chiede quindi che vengano imposti alle banche requisiti di capitale, ponderati sulla base del rischio dei diversi sovrani, oppure un tetto alle grandi esposizioni.
Ma c’è un caso in cui le banche tedesche (e austriache e spagnole, gli unici tre Paesi in cui questa formula è stata adottata) non sono soggette né all’uno, né all’altro: e non è il possesso di Bund, il che potrebbe essere quasi giustificabile, dato che i titoli governativi tedeschi sono l’asset più vicino al concetto di risk-free che c’è nell’eurozona. Le esenzioni si applicano invece all’appartenenza della banca a un cosiddetto “schema di tutela istituzionale” (Ips, nella sigla inglese). Questi sono trattati di fatto come se gli istituti membri facessero parte di uno stesso gruppo consolidato, rimanendo però al tempo stesso indipendenti e autonomi. I numeri, se non le dimensioni, non sono trascurabili: il 50% delle banche dell’eurozona fa parte di uno di questi schemi, anche se rappresentano solo il 10% del totale dell’attivo del sistema. Gli schemi forniscono ai loro membri una forma di mutuo soccorso, in particolare in termini di liquidità e solvibilità. In Germania comprendono soprattutto le banche pubbliche o semipubbliche. Le quali tra l’altro reclamano che proprio perché fanno parte degli Ips non hanno bisogno di entrare in uno schema europeo di assicurazione dei depositi. Se passasse la proposta tedesca sui titoli di Stato, verrebbe considerato più rischioso dal regolatore prestare soldi a un Governo dell’eurozona che a un’altra cassa di risparmio tedesca. Singolare, dato il numero di disastri nel sistema bancario tedesco negli ultimi anni, che sono stati risolti non con l’aiuto delle altre banche, ma con i soldi dei contribuenti.
La Bce, che ha compiti di vigilanza diretta delle banche grandi, alcune delle quali fanno parte degli Ips, e indirettamente di quelle piccole, ha aperto ieri una consultazione pubblica su questi schemi, per stabilire se siano in linea con le norme europee sui requisiti di capitale (Crr). L’esame non si applica direttamente ai permessi già esistenti, ma la Bce vorrà comunque monitorarne l’evoluzione. Entro aprile, concluso il periodo di consultazione, pubblicherà un documento finale.