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 2016  febbraio 23 Martedì calendario

Le indistruttibili, come Francesca Schiavone

Billie Jean King, Kimiko Date e Martina Navratilova. Sono le tre tenniste ad aver conquistato un torneo a un’età più avanzata rispetto a Francesca Schiavone, 35 anni. Ma più che il sapore di un trionfo atteso quasi tre anni, il successo di Rio ha rappresentato una vittoria per se stessa e contro i propri fantasmi, l’idea che una sfida va affrontata sempre. A testa alta. Questo è lo slogan che accompagna da sempre Francesca, insieme a un talento infinito come la sua voglia di essere e pensare da campionessa. A dicembre, guarda caso, era in Brasile per allenarsi vicino a Florianapolis con 35 gradi all’ombra. La vigilia di Natale, tramite Twitter, ha pubblicato un video di un allenamento sul cemento con accanto un carrello della spesa pieno di palline da tennis. Perché, prima ancora che sul campo, i trionfi nascono dalla testa e dal cuore.
Francesca, raramente l’abbiamo vista così emozionata per una vittoria.
«È vero, ma era una gioia spontanea, che ho voluto condividere con tutto il mio team e con chi mi vuole bene. Perché tornare a vincere un torneo dopo quasi tre anni, in quel momento, significava aver riposto la giusta fiducia nel lavoro di questi mesi, significava che le scelte di quest’ultimo periodo, anche quelle difficili, avevano dato frutto».
E poi c’è la stata la sorpresa del discorso in portoghese...
«Mi sono alzata il mattino della finale e ho pensato che, comunque fosse andata, in qualche modo era giusto rendere omaggio a Rio, al Brasile e alla sua gente».
Umiltà è la parola chiave per questo ritorno al successo: una campionessa dello Slam che non s’arrende, anche se si tratta di ripartire dal basso.
«È solo questione di osservare il mondo da un’altra prospettiva. Il tempo passa, è un avversario subdolo, e bisogna tenerne conto. Però io ho intrapreso un percorso tecnico che nella mia testa doveva riportarmi ad essere competitiva, poi il contesto, almeno all’inizio, ha poca importanza. Da qualche parte bisogna ricominciare».
Ora è tornata nelle prime 100 del mondo (numero 94), quindi il tabellone principale del Roland Garros non dovrebbe essere a rischio. Resta la delusione dell’Australia e del record sfumato di Slam consecutivi.
«Allora dissi che il record era prestigioso, ma era più importante aver fatto tutto per qualificarsi, pur senza esserci riuscita. Proprio perché il tempo scorre, se c’è una cosa che finalmente ho capito è di prendere tutto ciò che viene giorno per giorno, senza preoccuparsi. Vivere alla giornata, come ho fatto a Rio, dove sono passata attraverso match difficili, godere del presente senza pensare al domani. Maggio è così lontano...».
Quindi non le chiederemo i programmi futuri...
«Mi fermo qualche giorno in Brasile. Stop».
Una sfida con se stessa, e la leonessa la sta vincendo di nuovo. Da fuori, abbiamo sempre avuto l’impressione che lei ci credesse, malgrado le ombre.
«E invece mi è capitato spesso di farmi domande, di tormentarmi con risposte che non trovavo. Mi alzavo al mattino e mi dicevo “Francesca, è ancora questa la vita che vuoi fare, sono sacrifici utili?”. Devo dire che il mio team mi ha aiutato tantissimo, loro sì che ci hanno sempre creduto, anche quando i risultati faticavano ad arrivare».
In 15 giorni, 3 successi della generazione di fenomeni: lei, Vinci ed Errani. Siete irripetibili...
«Sono molto orgogliosa quando dicono che dovrebbero clonarci, significa che qualcosa di buono continuiamo a lasciare. Irripetibili? Più che altro siamo indistruttibili».