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 2016  febbraio 20 Sabato calendario

Il vaccino che fa sparire il mal di testa

Dimenticatevi pastiglie, pezze bagnate sugli occhi e rimedi della nonna: da adesso il mal di testa non è più un problema. Già: all’ospedale San Raffaele Pisana di Roma stanno sperimentando, per la prima volta in Europa, una cura innovativa contro l’emicrania grazie a speciali anticorpi monoclonali.
«Non si stratta di un vero e proprio vaccino», spiega il professor Piero Barbanti, responsabile del Centro per la diagnosi e la terapia delle cefalee e del dolore dell’Irccs capitolino, ma il termine rende l’idea. «È una molecola “intelligente” che va a scovare una sostanza fisiologica, nel linguaggio tecnico la Cgrp, e ne neutralizza l’eccesso che è uno dei meccanismi alla base dell’emicrania».
Risultato: antidolorifici addio. Anche perché tutte le cure esistenti sul mercato oggi sono vecchie di almeno 40 anni: si tratta di farmaci preventivi che mirano a ridurre il numero degli episodi sintomatici, ma che non agiscono direttamente sulle cause. Tant’è che nel 95% dei casi sono «terapie riciclate», nate cioè con l’obiettivo di curare altre malattie, come l’epilessia, e con una valenza anti-emicrania scoperta quasi per caso. L’anticorpo «intelligente» frutto di una sperimentazione clinica multicentrica e internazionale e alla prova dei fatti in questi mesi al San Raffaele, invece, è una sostanza selettiva e specifica, costruita in laboratorio con l’obiettivo individuato di combattere il mal di testa. Tradotto significa, tra l’altro, che gli effetti collaterali sono ridotti al minimo. Anzi: «Sono identici a quelli del placebo», chiarisce Barbanti, «e questo è un grande passo avanti per la ricerca scientifica anche sotto il profilo della tollerabilità».
Insomma, se anche a voi capitano quei mal di testa insopportabili che fanno aggrottare la fronte e per cui anche la luce dà fastidio, mettetevi l’anima in pace. C’è rimedio. Ed è pure semplice. «Si fa una somministrazione sottocutanea al mese per alcuni mesi di fila», racconta Barbanti. Come a dire: ve la caverete con una puntura una volta ogni tanto.
Nel frattempo potete buttare le pastiglie nel cestino dei rifiuti speciali. Al momento l’unica paziente in cura con questo metodo è una ragazza italiana di circa vent’anni che soffre di emicrania cronica (quella, per intenderci, che registra almeno 15 giorni di mal di testa al mese per tre mesi consecutivi) e che non aveva risposto positivamente alle cure, per così dire, tradizionali: ma nel secondo trimestre del 2016 medici e dottori del San Raffaele prevedono trattamenti analoghi anche per gli emicranici in forma sporadica.
«Stiamo affrontando l’emicrania da un altro punto di vista rispetto al passato e lo stiamo facendo in maniera strategica», chiosa Barbanti: «Questa è una molecola innovativa, parlare di rivoluzione per chi soffre di mal di testa non è un eufemismo». Appunto: nel mondo circa il 14% della popolazione ha disturbi legati all’emicrania, e in genere sono donne. Non che sia una grande novità, ma se calcoliamo solo il gentil sesso scopriamo che il 27% delle abitanti di questo pianeta, tra la pubertà e la meno pausa, è soggetto al mal di testa. Di più: circa il 4% della popolazione mondiale soffre di emicrania cronica, e se pensate che questa riguardi solo anziani e persone con particolari disabilità vi sbagliate di grosso. Spesso ad essere letteralmente schiavi degli antidolorifici e delle pastiglie sono i giovani altrimenti in buona salute. Appunto. Il 2% degli esseri umani fa uso (almeno per il momento) di analgesici per il mal di testa. Ecco perché i risultati sperimentali sulla sostanza monoclonale anti Cgrp (si parla di una riduzione degli attacchi superiore al 62% dopo tre mesi e di un’alta percentuale di responders, il 74%) fanno davvero ben sperare. Se poi vostra moglie glisserà con la più classica delle scuse, «Caro, ho mal di testa», sarete autorizzati a non crederle.