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 2016  febbraio 23 Martedì calendario

Ancora sulla scomparsa di Majorana. «Era omosessuale». Una tesi di Stefano Roncoroni

«Domina su tutto la certezza che nessuna donna fu mai collegata in alcun modo a Ettore Majorana, tanto da far avanzare autonomamente l’ipotesi di una sua omosessualità; già allora e ancor più oggi. Mancano, infatti, di consistenza tutte quelle voci su suoi interessi femminili giovanili sussurrate inopinatamente e che con la loro casualità, leggerezza e brevità portano, paradossalmente, acqua alla parte avversa. Alludo, per tutte, alle giovanili testimonianze dell’amico Gastone Piquè come riprese da Joao Magueijo. Niente nel periodo scolastico secondario quasi tutto trascorso come convittore dai padri Gesuiti, niente in quello universitario; anzi, conferme negative nelle testimonianze di Laura Fermi o mancanza di testimonianze, di qualsiasi genere, da parte di altre donne (Ginestra Amaldi, Nella Mortara per fare dei nomi). Niente dalle sorelle e dalle molte e belle cugine o dal campo della servitù, i soli pascoli allora tollerati, a disposizione per le prime esperienze, rispettivamente, sentimentali e sessuali», scrive Stefano Roncoroni ne Il mistero irrisolto della scomparsa di Ettore Majorana pubblicato sull’ultimo numero del bimestrale Nuova Storia Contemporanea (pp. 168, euro 12) diretto da Francesco Perfetti e pubblicato da Le Lettere.
Roncoroni non è nuovo a questi interessi. Già al tempo in cui lavorava come regista in Rai si era appassionato a questo mistero della storia italiana e soprattutto della sua famiglia. E già perché «i miei rapporti di parentela con la famiglia Majorana», ricostruisce per Libero Roncoroni, «sono articolati. Semplificando possiamo dire che mia nonna e il papà di Ettore erano fratelli e quindi mia mamma era sua cugina di primo grado. E poi in particolare la mia famiglia, a Roma, frequentava i figli del fratello Fabio». Insomma pare che dietro la fuga del genio della fisica non ci siano ragioni arcane. Sotto sotto si trovano questioni banali, ma non per questo meno incisive.
«È difficile capire», continua Roncoroni, «quali siano le ragioni della sua scomparsa. Sono sicuramente molte e di difficile comprensione. Esse stanno nella mente di un uomo. Io da anni indago sulla sua scomparsa analizzando le reazioni di chi è rimasto. E mi sono costruito una mia convinzione». Scopriamo così che dietro alla sua scomparsa immortalata da Leonardo Sciascia, che per la famiglia non è stato nient’altro che un «questurino», sottolinea Roncoroni, non c’è nessuna fuga in Germania o in Russia e neppure in America Latina.
«Le motivazioni che lo hanno portato ad allontanarsi», insiste, «non hanno nulla di simbolico. Non sono una reazione a qualche sua straordinaria scoperta. A tormentarlo c’erano profondi dissidi con la famiglia. I parenti gli rimproveravano di essere un teorico. Di non aver seguito le tracce dello zio Quirino, fisico sperimentale a Bologna che si adombra spesso per il successo del nipote. Pensi che addirittura il fratello di mia nonna reputava il comportamento di Ettore, cioè la scelta di dedicarsi alla ricerca pura, aberrante. Non capiva la famiglia Majorana, famiglia catanese di rilievo per la presenza di senatori e professori, la passione che Ettore coltivava per l’aspetto teorico delle sue ricerche. Avrebbero voluto che brevettasse delle scoperte straordinarie. Il rapporto con loro era pertanto pessimo. A questa disistima si aggiunge anche il problema della omosessualità irrisolta».
È un tema già emerso in passato. Ma il fatto che provenga da un membro della famiglia lo rende significativo. «Non sono solo voci famigliari. Nel 1972 ero per lavoro a Catania e approfittai dell’occasione per recarmi in questura e verificare alcune cose sul caso Majorana. Mi sorpresi che lì, nei mesi della scomparsa, le indagini della questura puntarono tutte ai luoghi di malaffare, se così si può dire, i luoghi dove gli omosessuali si ritrovavano. Perché cercare informazioni lì e non controllare le innumerevoli case di famiglia? Questo significa che la questura allora riteneva che fosse più probabile trovare qualcuno che l’aveva incontrato proprio in quei luoghi».
Quindi a spingerlo all’eclisse non era niente di politico o legato a scoperte scientifiche straordinarie. «Anche la famosa frase che la fisica stia su una strada sbagliata ha dato la stura a una messe infinita di speculazioni. Andrebbe però intesa in maniera meno eclatante. Ettore accusava semplicemente i suoi colleghi di investire energie solo nell’aspetto commerciale, cercando in continuazione denaro e brevetti. Non alludeva affatto a qualche scoperta sensazionale ancora segreta!».