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 2016  febbraio 23 Martedì calendario

Chissà se la Cirinnà dovrà togliere la sua firma...

Cirinnà atto II. Incassato il «tradimento dei grillini», sbollita l’ultima ondata di rabbia, la prima firmataria del disegno di legge che da due mesi tiene inchiodato il suo partito e gli avversari intorno a un nodo che non si scioglie, si è presentata intorno alle 11 in Senato per incontrare il suo capogruppo Luigi Zanda sempre più decisa ad andare fino in fondo.
«Monica? E chi l’ammazza, ha preso una tranvata ma è ripartita. L’avete vista domenica all’assemblea come applaudiva Renzi e come sorrideva alla Di Giorgi?», racconta chi l’ha vista sfrecciare in un turbinìo di foulard e ricci nei corridoi di Palazzo Madama. Più determinata di prima, se possibile, Monica. Perché persa la battaglia sulla stepchild adoption, la guerra sulle unioni civili si può vincere. Frase ripetuta agli amici e agli esponenti delle associazioni. Tutti a farsi coraggio.
Essersi schiantati – rovinosamente – sul canguro non vuol dire ancora sconfitta. Salvare quel che resta del “suo” ddl è diventata la nuova mission. Rimossa la steplchild, la difesa degli articoli 2 e 3, «il cuore della legge», è diventata l’ultima frontiera, lo steccato oltre il quale «andrebbe tolta la mia firma».
L’ELOGIO DI RENZI
Ma cosa fatta capo ha. E così saltato per colpa del M5S l’emendamento Marcucci, «da troppi ostacolato e considerato antidemocratico», non resta che prenderne atto, «come ha detto bene Renzi, questa volontà del Pd in Senato non ha i mezzi per essere approvata».
Quel che più brucia alla senatrice dem è che a decidere sulle adozioni ora saranno i giudici mentre poteva farlo il Parlamento. Fermo restando che, suggeriscono i suoi collaboratori, i giudici non potranno ignorare la sentenza 138/2010 della Corte costituzionale, quella che fissa le relazioni tra le persone e il carattere di coppia pubblica.
La Cirinnà è disposta «a rimettersi in gioco» ma a condizione che il nuovo maxiemdamento «che ancora non conosco nei dettagli» faccia suo il testo del ddl uscito dalla commissione Giustizia e comprenda gli emendamenti Lumia per la parte in cui si richiamano i diritti della coppia e non dei singoli individui.
LA RELIQUIA
Gli ultimi paletti verranno fissati questa mattina. La Cirinnà nel frattempo però si è fatta prudente. Non ha dimenticato le occhiatacce di qualche suo collega di partito che le rimprovera di aver dato troppa fiducia «alle lingue biforcute» dei grillini. E conserva come una reliquia l’sms che le ha inviato Airola qualche minuto prima del «voltafaccia» per rassicurarla sulla tenuta dei Cinque Stelle. Una freccia conficcata al cuore. La pausa nella sua tenuta di Capalbio, i 4 cani che le hanno fatto compagnia, il cellullare staccato hanno fatto il resto. Ora è cambiata la recitazione. Basta recriminazioni, basta i vittimismi. «I Cinque Stelle si sono assunti una enorme responsabilità, è stato un errore imperdonabile». E poiché perserverare è diabolico, la Cirinnà non è stata neanche sfiorata dall’idea di andare allo sbaraglio sui 500 emendamenti sopravvissuti al taglio del presidente Grasso, con almeno dieci voti segreti. «Se salta la reversibilità o il cognome o la successione salta tutto l’impianto, salta la legge», si sono detti la Cirinnà e Lumia. Il resto è stato affidato ad un comunicato stampa per ribadire che nella partita a scacchi che si «gioca da due anni» il governo può farci fare «scacco matto».
La Cirinnà parla a nuora perché suocera intenda. Si rivolge agli alleati dell’Ncd che vorrebbero cancellare l’equiparazione matrimonio-unioni civili perché i cattodem capiscano che non ci saranno altri passi indietro. Che «gli impegni presi con migliaia di cittadini e le loro famiglie per riportare l’Italia in l’Europa sul tema dei diritti» verranno mantenuti.