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 2016  febbraio 23 Martedì calendario

Ultima osservazione sulle statue inscatolate

A proposito del «buonsenso di rispettare le abitudini degli invitati», ho letto alcuni esempi incoerenti. Gli ospiti certamente non devono comportarsi gli uni con gli altri come la volpe e la cicogna della celebre favola. Tuttavia, le statue coperte sono un aspetto del problema. Infatti al Quirinale non è stato messo in tavola il vino per rispetto dell’ospite persiano. Dunque, quando la visita sarà ricambiata, a Teheran dovremmo aspettarci che fosse servito il vino per rispetto dell’ospite italiano. Impossibile, non accadrà. Quanto al vino, l’omissione è bruciante, perché nell’antichità il nome dell’Italia era Enotria, terra del vino! Gli italiani possono essere realisti senza apparire lacchè? 
Pietro Di Muccio de Quattro
dimucciodequattro@alice.it

Caro Di Muccio, 
A quanto è stato scritto sulla vicenda delle statue, aggiungo soltanto una considerazione politica. Hassan Rouhani ha conquistato la presidenza della Repubblica grazie ai giovani dell’Onda Verde, vale a dire grazie al voto di quella generazione che aveva inutilmente contestato nel 2009 il conferimento di un secondo mandato a Mahmoud Ahmadinejad. Rouhani ha vinto, in ultima analisi, per alcune circostanze favorevoli: appartiene all’establishment ecclesiastico del Paese e aveva il vantaggio di proporsi alla successione di un uomo che era responsabile di una disastrosa gestione dell’economia nazionale. Ma le milizie islamiche dei pasdaran non lo detestano meno di quanto detestassero nel 2009 Hossein Moussavi, l’oppositore di Ahmadinejad che è tuttora agli arresti domiciliari. 
La Guida Suprema è parsa benevolmente neutrale, soprattutto durante il negoziato per un accordo sulla politica nucleare iraniana, ma non perde occasione per fare dichiarazioni contro gli Stati Uniti. Non è un segreto, d’altro canto, che l’accordo sul nucleare sia criticato da una parte considerevole della classe dirigente di Teheran. In queste ultime settimane, mentre si avvicina la data delle prossime elezioni per il rinnovo del Parlamento (26 febbraio), il Consiglio dei Guardiani ha eliminato circa metà dei dodicimila aspiranti che avevano depositato la loro candidatura. Sembra che fra i bocciati vi sia anche un nipote dell’Ayatollah Khomeini, fondatore della Repubblica islamica. 
In un tale clima politico è inevitabile che ogni viaggio di Rouhani in una democrazia occidentale sia scrutato dai suoi critici e oppositori, tutti a caccia di un errore che permetta di esporlo a una pubblica accusa. È possibile che il cerimoniale italiano abbia dato prova di un eccesso di zelo o, peggio, di poca fantasia. Ma era politicamente giusto evitare situazioni che avrebbero dato Rouhani in pasto ai suoi nemici. 
Aggiungo, caro De Muccio, un’ultima considerazione. La grande virtù dell’Occidente, da Voltaire, Hume e altri protagonisti dell’illuminismo francese e scozzese, è la tolleranza, una virtù che consente di sopportare pazientemente le abitudini e i costumi degli altri anche quando ci sembrano inutili o stravaganti. Se la scelta è fra la severa applicazione del principio di reciprocità o la tolleranza, io sceglierei la tolleranza.