la Repubblica, 1 dicembre 1968
La partita Napoli-Juventus finisce a botte
Il Napoli batte la Juventus per 2-1. La partita finisce a botte. Ricorda Dino Zoff: «Successe di tutto. Ma non si può capire cosa accadde davvero se non si conoscono i fatti che precedettero quella gara. Nel ’64, Omar Sivori era alla Juventus ed era già celebrato, quando arrivò in panchina Heriberto Herrera. I giornali lo chiamavano HH2, per non confonderlo con Helenio. HH2 e Sivori avevano un’idea di calcio opposta, oltre a due caratteri incompatibili. Questo costrinse Omar a lasciare Torino. Nel ’65 passò al Napoli. E da allora tutte le volte che giocavano contro, Sivori gli tirava le pallonate contro la panchina, lo faceva apposta. Degli attentati. E noi: “Omar non si fa”. E lui: “Se volevo farlo, davvero, lo uccidevo”. Un manigoldo geniale. Dal canto suo, ad ogni gara, Herrera lo faceva marcare sempre più stretto. In quella del ’68 la marcatura toccò a Favalli. A un certo punto l’arbitro ammonì Sivori per un fallo proprio su Favalli, che però si era buttato. Si accende una discussione in mezzo al campo e dalla difesa arriva Panzanato. Un armadio, però anche un tipo ansioso. Ogni tanto sui calci d’angolo si perdeva le marcature e andava nel panico. Insomma, Panzanato arriva e scoppia il finimondo. Io ero in porta. Ho visto la zuffa. I pugni, i tacchetti nelle gambe, l’arbitro che sventolava i cartellini e i giocatori che piano piano uscivano dal campo. Prima Panzanato e Salvadore, che continuavano a fare a cazzotti. Poi Sivori. Che si avvicinò a Herrera e gli urlò: “Al ritorno, a Torino, veniamo a giocare in sei. Tanto per vincere contro di voi basta”» (Marco Mensurati, la Repubblica 11/2/2016)