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 2016  febbraio 23 Martedì calendario

«Salvini? È un problema della Meloni», «la Meloni? No, dico: vorrebbe votare Bertolaso», «Bertolaso? È un alieno», «Berlusconi? È stanco», «Marchini? Un grillino altolocato». Parla Francesco Storace che di sé dice: «Sono una garanzia. Prendo un milione di voti e divento sindaco»

A pranzo, solo ananas e acqua minerale.
Ci risiamo.
«E ci risiamo sì! Mica è colpa mia se in campagna elettorale riesco ad organizzare un evento a sera… e mentre gli altri mangiano, che faccio io, guardo? Così a pranzo cerco di tenermi un po’…».
(Con Francesco Storace, nel suo studio alla Regione Lazio. Scrivania non grande, una libreria, un crocefisso, una bella foto di Giorgio Almirante. «Quando mi sono accorto che un consigliere aveva appeso quella di Enrico Berlinguer, mi sono detto: beh, allora, se permettete…». A 57 anni, è l’unico ad essere rimasto a destra. Immobile e coerente. Nelle biografie, aneddotica stantia: «Da militante, negli anni di piombo, una volta mi spararono, una volta mi bruciarono la macchina, un’altra volta cercarono di incendiarmi casa». Poi geniale portavoce di Gianfranco Fini, il soprannome di «Epurator» ai tempi della commissione di Vigilanza, deputato, ministro, «e sempre, anche, giornalista. Non mi legge mai sul Giornale d’Italia?»).
Cominciamo da…
«Da un dato. Se i romani decideranno di andare a votare, non voteranno il solito nome indicato dall’apparato: ma il sottoscritto. Prendo un milione di voti e divento sindaco».
L’ottimismo non le manca.
«La gente è nauseata da certi giochini, vuole un punto di riferimento. E io sono una garanzia. Io non uso il Campidoglio come un trampolino, io a Roma ce moro!».
Parliamo di Matteo Salvini.
«È un problema della Meloni».
Forse è un problema di tutto il centrodestra.
«E sempre un problema della Meloni rimane… Io ho fatto paginate sul mio giornale per dire che sarebbe stata la leader ideale della destra italiana. Mi sbagliavo. Va avanti per veti. Come Fini, nel 2008».
C’è Fini dietro la sua candidatura, vero?
«È solo uno dei tantissimi che mi sostengono. Proprio come Donna Assunta Almirante».
Comunque farsi aiutare da Fini e…
«È stato un leader coraggioso, come non ce ne sono più. Ricorda quando disse che un maestro elementare non può essere gay? L’hanno abbandonato quando ha smesso di distribuire seggi e ministeri».
Poi c’è anche Gianni Alemanno, che però è alle prese con brutti guai giudiziari.
«Li sta chiarendo. E comunque, quand’era sindaco, fui un suo feroce critico… Perché mi guarda così? Vuol sapere perché ora Fini e Alemanno mi sostengono? Semplice: riconoscono il merito».
Che sarebbe?
«Sono rimasto a destra a fare politica sul territorio. In Parlamento sono stato otto anni, mentre la Meloni, giovane com’è, sta lì già da dieci. Ho fatto il ministro un anno, la Meloni quasi quattro, come Mastella…».
Le avevo chiesto di Salvini, ma non ha risposto.
«Quando vedi il vuoto, arriva lui. Allora pensi: meno male. Poi però ti chiedi: ma questo sarà davvero di destra?».
Lei come si risponde?
«Mi dico che è leader in undici regioni, quindi è un leader locale. Domenica verrà a Roma per quella specie di consultazione tra i suoi… Ma se scegliesse me, cioè Storace, il fuoco divamperebbe subito in tutta Italia».
Divamperebbe?
«Realizzeremmo quello che, in Francia, la Le Pen chiama “Popolo contro Palazzo”».
Vi siete sentiti con Salvini?
«No. Zero. Qualche sms, ogni tanto. E, siccome è educato, risponde sempre. Comunque poi in politica può sempre succedere tutto. No, dico: la Meloni vorrebbe votare Bertolaso, non so se mi spiego».
La sua spiegazione?
«Non c’è. Come fai a candidare uno che è inseguito dai giudici? Lo sento che ogni tanto promette: tolleranza zero contro l’illegalità! Scusa, Bertolaso: ma che per te non vale, sta’ regola? E poi, su, diciamolo: è un alieno».
Questa è un’offesa grave.
«Grave? È stato l’uomo-macchina di Rutelli, amico caro di Giachetti al punto di dire che lo voterebbe e l’ultima volta che è venuto a Roma da capo della Protezione civile voleva far saltare Ponte Sant’Angelo… Come si fa a candidare uno così? E poi, perdoni, ce l’ha presente come sarebbe la scheda elettorale?».
Non la seguo.
«Il cittadino romano va a votare e che trova sulla scheda? Giachetti o Morassut, Fassina o Marino, un grillino qualsiasi, Marchini, Bertolaso e Storace: chi è l’unico di centrodestra tra questi?».
Lei ci ha parlato con Berlusconi? Bertolaso l’ha imposto lui.
«Sì, certo. Ma, purtroppo, Silvio è stanco».
Di cosa?
«Di vedere che la politica è ostacolo alle sue imprese. Non ce la fa più».
Che partita sta giocando Alfio Marchini?
«Vuol fare il grillino altolocato. Non avesse cincischiato troppo, oggi sarebbe il candidato del centrodestra».
Come finirà?
«Bertolaso lo dovranno ritirare: e poi gli toccherà decidere se puntare su di me o su Marchini… Comunque, vabbé: ora che li abbiamo passati in rassegna tutti, possiamo cominciare a parlare del mio programma elettorale…».
Veramente abbiamo finito.
«Finito? Come finito? Però, se è così, il Corriere allora m’avanza un’intervista, eh?».