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 2016  febbraio 23 Martedì calendario

L’appello degli intellettuali a favore delle unioni civili oscurerà l’appello degli intellettuali a favore dei cinghiali?

Il pericolo è che l’appello degli intellettuali a favore delle unioni civili oscuri l’appello degli intellettuali a favore dei cinghiali. Quest’ultimo, lanciato soltanto quattro giorni fa e firmato da intellettuali della levatura da Dacia Maraini, Franco Battiato e David Riondino, si propone il nobile obiettivo di salvare il pur bellicoso esponente dei suidi, e nonostante in Toscana abbia raggiunto la considerevole cifra di 450 mila esemplari; nel 2015 è costato alla Regione due milioni e mezzo di risarcimenti ai contadini danneggiati dalle scorribande e ha provocato un migliaio di incidenti stradali, cioè tre al giorno. Secondo gli intellettuali, sparando ai cinghiali si mercificano i boschi a vantaggio dei cacciatori, quando sarebbe molto più ecocompatibile reintrodurre i predatori, cioè i lupi. La pianificazione faunistica dell’intellettuale è l’approdo di una sterminata e plurisecolare attività appellistica in cui Micromega, la rivista di Paolo Flores D’Arcais, è la più prolifica; fra gli ultimi appelli si ricorda quello contro «l’indecenza» della concessione dei servizi sociali a un «delinquente patentato» come Silvio Berlusconi, che avrebbe meritato la galera o almeno la detenzione domiciliare: firmarono, oltre a Flores, Adriano Prosperi e Roberta De Monticelli, che sono presenze fisse in calce agli appelli di Micromega. Per dare una dimensione, la rivista ha promosso appelli per la «democrazia che non si vende» e in appoggio ad Alexis Tsipras, contro «la legge bavaglio» che avrebbe regolamentato l’uso delle intercettazioni, a favore dell’«identificazione dei poliziotti», per l’elezione di un «presidente della Repubblica fuori dalla casta», campagne a decine generalmente sostenute da intellettuali amatissimi: Salvatore Settis, Margherita Hack, Gianni Vattimo, Fiorella Mannoia, Barbara Spinelli, Gino Strada e mille ancora.
Quando Micromega ha avviato un appello contro l’appello (inteso come secondo grado di giudizio nel processo penale) si è avuto il timore che l’inesausta appellite degli intellettuali andasse indebolendosi, specialmente se paragonata all’appello di Emile Zola a beneficio di Alfred Deryfus, nella Francia duramente antisemita di fine Ottocento, o a quello di Benedetto Croce alla guida degli «intellettuali antifascisti», in pieno ventennio mussoliniano. Infatti – tocca spendere due righe di dubbio per un gigante appena scomparso – uno dei più solerti firmatari di appelli era proprio Umberto Eco, da quello disgraziatissimo contro il commissario Luigi Calabresi a quello per evitare la guerra in Iraq, e poi in nome del libro antico, della libertà di stampa, per le biblioteche e gli archivi di Stato, per la verità sulla strage di Bologna, contro l’attività spionistica degli Stati Uniti, in aiuto di Aleppo, per dire no al controllo politico sui manuali di storia e per dire sì a nuove norme anticorruzione.
Ormai è difficile trovare settori della convivenza civile che gli intellettuali italiani non abbiano cercato di indirizzare con la formidabile arma dell’appello: ci sono stati appelli per Mario Segni, appelli per Pierluigi Bersani, appelli pure per Ivan Scalfarotto (detto con stima e simpatia), appelli per la Costituzione minacciata da Matteo Renzi firmati da Gustavo Zagrebelski e Stefano Rodotà da non confondere con appelli per la Costituzione minacciata da Berlusconi e firmati da Antonio Tabucchi e Andrea Camilleri. Si citano soltanto pochi firmatari, perché gli altri spesso si sovrappongono; hanno preoccupazioni a larghissimo spettro anche Stefano Benni, Toni Servillo, Beppe Vacca, Gad Lerner e si chiede scusa alle centinaia di omessi. Firmano perché i Cinque stelle mettano su il governo col Pd, per le sorti del teatro del Pratello, per l’abolizione dell’otto per mille alla chiesa cattolica, per le mura di Volterra, contro l’autostrada della Maremma, contro l’acquisto degli aerei F35, per Bagnoli, contro il ponte sull Stretto, per la pace, e così sia.