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 2016  febbraio 23 Martedì calendario

Niente stepchild sdoption e tagli ai rinvii normativi tra unione civile e matrimonio. Così la Cirinnà 2.0 torna alla casella di partenza

Al Senato, come nel classico gioco dell’oca, il Pd e il governo tornano alla casella di partenza anche se per mesi questo arretramento tattico è stato ostacolato da un immaginario campo minato politicamente impraticabile. Dunque, la casella di partenza è quella in cui la legge sulle unioni civili tra persone dello stesso sesso riparte senza la stepchild adoption (l’adozione del figlio del partner) e libera dal peso dei troppi legami in principio stabiliti tra la nuova formazione sociale e il matrimonio. 
Anche senza l’adozione del figliastro e con la parziale sforbiciata ai tanti «rinvii normativi» tra unione civile e matrimonio, la legge Cirinnà così riveduta e corretta rappresenta comunque un passo in avanti rispetto al nulla attuale (sia per le unioni tra omosessuali sia per le coppie di fatto tra eterosessuali) che la Corte europea di Strasburgo ci contesta da tempo. Ma la Cirinnà 2.0, blindata dal voto di fiducia sul maxiemendamento in elaborazione a Palazzo Chigi, risulta una conquista pure se si volge lo sguardo indietro ai Dico (Diritti e doveri delle persone stabilmente conviventi, varati nel 2007 dal governo Prodi e mai diventati legge) che, per esempio, non contemplavano il concretissimo argomento dell’assegno della pensione di reversibilità per il partner rimasto in vita. 
I tempi della legge
Domani pomeriggio in Aula al Senato, dopo la dichiarazione di inammissibilità di tutti i «canguri» e i trabocchetti premissivi anticipata dal presidente Pietro Grasso, il governo giocherà infine la sua carta annunciando la presentazione di un maxiemendamento. Una correzione in corso d’opera che, sostanzialmente, ricalca l’intera legge Cirinnà amputata però dell’articolo 5 e dell’ultimo comma dell’articolo 3 (entrambi si riferiscono alla stepchild adoption ) e arricchita del cosidetto «pacchetto Lumia» che sforbicia e rimodella i «rinvii normativi» tra unione civile e matrimonio. Il voto di fiducia, che metterebbe fine a questo travagliato iter della legge al Senato, potrebbe arrivare giovedì o al massimo nei primi giorni della prossima settimana. 
Coniuge & partner
Il senatore Giuseppe Lumia (Pd), che in questi mesi ha lavorato spalla a spalla con la collega Monica Cirinnà (Pd), ha prodotto da tempo un «pacchetto di emendamenti condivisi nel Pd» che rispondevano alle preoccupazioni di costituzionalità del testo sollevate dal Quirinale. Il lavoro di Lumia, che ora confluirà nel maxiemendamento affidato alle cure del ministro Boschi (e dei sottosegretari Pizzetti e Scalfarotto), ha di fatto ripreso lo schema imposto dalla Corte costituzionale con la sentenza 138 del 2010: i partner omosessuali sono «coppia» di rilevanza pubblica e come «formazione sociale» (articolo 2 della Costituzione) si differenziano dai coniugi (articolo 29). Ma, allo stesso tempo, tra unione civile e matrimonio ci sono alcuni diritti sovrapponibili: quelli salvati dal «pacchetto Lumia» riguardano gli aspetti patrimoniali compresa la comunione dei beni, la previdenza con la reversibilità delle pensioni, la nullità e lo scioglimento dell’unione civile.
Pensioni e reversibilità 
Questo è un punto molto delicato da scrivere nel maxiemendamento perché nell’Ncd di Angelino Alfano (che si è impegnato a votare la fiducia) c’è una frazione di irriducibili guidata da Maurizio Sacconi convinta di dover ancora alzare la posta. Con gli stessi toni utilizzati il 2 febbraio nel presentare la pregiudiziale di costituzionalità, poi respinta: «Il godimento di alcuni privilegi, come la pensione di reversibilità, comporterà o un inasprimento della leva fiscale, finendo per incidere anche sui redditi a disposizione delle famiglie, o lo storno di risorse che potrebbero essere, invece, utilizzate per realizzare il disegno costituzionale in materia di promozione della famiglia». La reversibilità, però, è un punto assolutamente irrinunciabile per un Pd che già esce dissanguato rispetto ai proclami degli esponenti di governo che consideravano (fino allo scorso fine settimana) «una vera bestemmia parlare di stralcio della stepchild».
Un passo verso la Ue
La legge Cirinnà riveduta e corretta dal maxiemendamento del governo (per la prima volta i verdiniani di Ala votano la fiducia all’esecutivo di Renzi anche se, tecnicamente, il ddl è di iniziativa parlamentare) potrebbe somigliare alla lontana alla legge varata in Germania nel 2001 e poi profondamente modificata dal Tribunale costituzionale federale. Il pezzo mancante sulle adozioni (la stepchild è prevista in Germania da molti anni) dovrebbe arrivare con una apposita proposta di legge del Pd in gestazione alla Camera.