Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  febbraio 22 Lunedì calendario

A proposito del trattato di Bengasi

Berlusconi ha appena ammesso in Tv, sua sponte, che l’attacco alla Libia di Gheddafi è stato un errore madornale, aggiungendo che all’epoca lui l’aveva detto. Viva la sincerità, ma non basta. Il governo italiano da lui presieduto, che piacesse o meno, aveva in precedenza firmato un patto di amicizia con lo stesso Gheddafi, in cui veniva stabilito che l’Italia sarebbe dovuta andare in suo soccorso in caso di attacco. Le risulta che sia così? La storia ci dice che i trattati firmati dall’Italia sono spesso carta straccia, ma in questo caso sarebbe semplicemente bastato fare ciò che hanno fatto tutti gli altri Stati dell’Ue eccetto due, cioè stare a guardare. Invece abbiamo mandato i caccia.
Omar Valentini, Salò

Il trattato italo-libico di Bengasi del 30 agosto 2008 non prevede che un Paese soccorra l’altro se questo è attaccato. Afferma tuttavia che ciascuna parte si impegna a non compiere atti ostili nei confronti dell’altra e a non consentire l’uso del proprio territorio da parte di altri. È probabile che il governo italiano, nel 2011, abbia violato questa clausola. Ma non esiste un governo libico che abbia titolo o interesse a servirsene per chiamare l’Italia in giudizio di fronte a un tribunale penale internazionale.