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 2016  febbraio 22 Lunedì calendario

Tra i cattolici va molto lo «sbattezzo»

Crescono le minoranze religiose in Italia, e parallelamente aumenta anche il numero di chi si «sbattezza», almeno a sentire quanto sostiene l’Unione degli atei e degli agnostici razionalisti (Uaar). Sotto lo slogan «Liberi di non credere», l’associazione osteggia l’ora di religione nelle scuole e i crocifissi negli edifici pubblici, e poi promuove campagne per ottenere la cancellazione dai registri di battesimo delle parrocchie.
Sul sito internet dell’Uaar si possono scaricare i moduli per la richiesta. E nel 2015 ne sono stati scaricati 47.726, un record. Quasi duemila in più dei 45.797 registrati del 2012. Negli ultimi anni il dato oscillava tra 30mila e 40mila circa.
Naturalmente questo non significa che 48mila italiani si siano sbattezzati: non c’è nessun riscontro che ogni modulo scaricato sia stato compilato e inviato al parroco. E soprattutto non ci sono statistiche né ufficiali né ufficiose sullo sbattezzo, perché le convinzioni religiose rappresentano un dato sensibile protetto dalla privacy. L’Uaar, che tra i testimonial ha personaggi come il professor Carlo Flamigni e il vignettista Staino, comunque esulta: «È una cartina di tornasole per monitorare i cambiamenti in atto nella nostra società rispetto all’adesione al cattolicesimo», ha dichiarato il segretario Raffaele Carcano. Quali effetti pratici ha lo sbattezzo? Nessuno. La richiesta di cancellazione dai registri parrocchiali si tramuta in una semplice annotazione a margine che segnala l’intenzione. Di fatto, è un’espressione della volontà di voler interrompere ogni rapporto con la Chiesa cattolica, anche formale.
Secondo il Cesnur ha ricevuto il battesimo circa il 90 per cento degli italiani. I dati relativi alla pratica effettiva sono invece di gran lunga inferiori: il distacco dalla Chiesa è massiccio anche senza farsi sbattezzare.
Secondo le indagini demoscopiche, chi dice di andare a messa ogni settimana è circa il 33 per cento della popolazione. Ma questo risulta dai questionari statistici a campione, dove si registra una tendenza a largheggiare nelle risposte: è il fenomeno dell’«over-reporting», piuttosto diffuso nei sondaggi a tema etico-religioso.
«Bisogna scontare un effetto di desiderabilità sociale», spiega Pierluigi Zoccatelli, direttore del progetto «Le religioni in Italia» del Cesnur con Massimo Introvigne. Ovvero, si dice di fare una cosa ritenuta giusta, che si vorrebbe fare anche se in realtà non la si fa. La pratica effettiva è dunque ancora più bassa, inferiore al 20 per cento. «Abbiamo raccontato nel libro La messa è finita? il metodo seguito per calcolare questo dato», dice Zoccatelli. Un fine settimana sono stati contati tutti i fedeli recatisi a messa nella diocesi di Piazza Armerina, nella Sicilia centrale.
Il risultato è stato del 18,5 per cento, analogo a quello rilevato da una ricerca simile svolta nella diocesi di Venezia. Insomma, ormai in chiesa alla domenica ci va meno di un italiano su cinque. E le nuove religioni avanzano.