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 2016  febbraio 22 Lunedì calendario

Roberta Vinci entra nella top 10 e lo dedica a chi le diceva che il tennis non faceva per lei

«Dedicato a chi mi diceva che con il rovescio in back non sarei arrivata da nessuna parte, che con questo fisico non ero adatta al tennis, che mi muovo male in campo, che un buon braccio da solo non può bastare, che sarebbe stato meglio mettere su famiglia...».
La tigressa con le unghie (rosse) arrotate non aveva mai ruggito così forte: da oggi Roberta Vinci entra – quarta italiana nella storia, a 33 anni e 4 giorni la più anziana di sempre —, da n.10, nelle top-ten. È un periodo fatato: Errani regina a Dubai, Schiavone padrona di Rio a 35 anni, Vinci mai così in alto. «La mia personalissima rivincita. Dopo la vittoria su Serena Williams a New York, la vita mi ha stupita un’altra volta». E non è detto che sia l’ultima, Robi.
Titolo a San Pietroburgo, compleanno e top-10. Tutto in una settimana. Voto?
«Dieci e lode. Il cellulare è esploso di messaggi. Su Twitter e Facebook c’è stato l’impazzimento totale. Io, che all’inizio ero un’asociale, mi sono buttata a pesce. Ora posto di tutto. È bello: la gente mi segue, si appassiona: non mi aspettavo tanto affetto».
Si è rifatto vivo Renzi.
«Due volte. Con un sms alla vigilia della finale di San Pietroburgo: dai che ci portiamo a casa anche la Russia. E subito dopo: grande. Il premier è stato molto carino».
E istituzionale. Un messaggio inaspettato, invece?
«Maldini: Robi complimenti. Mi sono emozionata: Paolo è un idolo dell’infanzia».
È questa la vita che sognava da bambina, Roberta?
«È molto meglio. Entrare nelle dieci migliori tenniste del mondo ti cambia la prospettiva. All’inizio dell’anno ho fatto una scommessa con un’amica: sono nelle top-10 entro Pasqua, sennò pago pegno. E lei: macché, ce la fai prima. Ci speravo. Ho lottato. In Russia ho giocato un tennis pazzesco. Ed eccomi qui».
Benedetto destino.
«Me lo merito, dai. È come se l’esistenza mi stesse ripagando di tutto. Non sono sempre state rose e fiori: ho avuto periodi neri, volevo mollare. Ero stata n.11 e mi ero lasciata andare. Il meglio l’ho dato, avevo detto a coach Francesco Cinà. E lui: stai scherzando, vero? È scoccata la scintilla. Non lo ringrazierò mai abbastanza. Se hai fiducia, può davvero succederti di tutto».
Con la Pennetta (ritirata) numero 9, l’assalto a Kvitova e Sharapova non sembra proibitivo.
«Infatti vorrei darci dentro. Adesso o mai più. Ho altre scommesse in ballo. Non ho punti da difendere, a partire da Doha: qualche altro gradino si può scalare».
Impedire a Serenona il Grande Slam è stato un propellente fantastico.
«Il match con la Williams mi ha dato certezze e mi ha permesso di sperimentare qualcosa di più grande di me. Ho raggiunto una soglia di felicità e serenità altissima. Tante volte mi ero sentita inadatta per questo sport, schiacciata dalla pressione di non deludere. E invece a New York ho toccato il cielo con un dito, ho dimostrato a me stessa di cosa sono capace. Da lì in poi, mi sono rilassata. Ho permesso che l’affetto dei tifosi mi cullasse. Allora piaccio, allora sono benvoluta, mi sono detta. E ho finalmente trovato un equilibrio con il mio sport».
Benvoluta da tutti, tranne da Serena. Com’è stato rivedere la Williams a Melbourne, all’Australian Open?
«Stavo mangiando alla mensa del torneo. Lei è passata e non mi ha visto. Poi è ripassata. A quel punto ho alzato gli occhi e le ho detto ciao. Lei ha accennato un mezzo sorriso che diceva: se potessi. ti sbranerei...» (ride).
La Kerber, regina d’Australia, l’ha ringraziata per aver inceppato i meccanismi della più forte di tutte?
«No ma qui a Doha mi piacerebbe chiedere ad Angelique se in finale si è sentita più forte anche grazie a me. Forse ho dato il La a tutte, anche se nel dirlo mi sento un po’ presuntuosa. Insomma, se ho mandato un messaggio di fiducia e forza sono contenta».
La Fed Cup è un discorso chiuso?
«Alla Nazionale ci tengo ma nella vita si fanno delle scelte. Questo è il momento in cui devo ragionare con sano egoismo, spingere verso i miei traguardi. Lo spareggio con la Spagna? Ne riparlerò col c.t.».
Pennetta out, Schiavone radiosa ma al tramonto, Errani altalenante, Giorgi implosa, giovani assenti. Il futuro non è rosa, Robi.
«Sara è giovane: ha davanti anni al vertice. Io non ho firmato nessun contratto. Valuterò a fine stagione: se mi diverto ancora, vado avanti. E non mi stupirei di vedere Flavia in doppio a Rio con Sara. Di noi ragazze, ci si può fidare».