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 2016  febbraio 22 Lunedì calendario

Da due anni a questa parte tutti i provvedimenti del governo sono nati da strani amori

Ieri lo ha ammesso in modo aperto, il Pd «non ha i numeri in Senato», e finora è riuscito a varare le principali riforme del mandato di governo grazie «agli strani amori». Quelli con Sel da una parte e con il gruppo di Denis Verdini dall’altra, citati espressamente, casi più attuali di altri, oppure con l’ausilio meno evidente, ma costante, del gruppo Gal, o ancora dei senatori del Misto.
Nel corso di due anni Renzi è stato molto abile a giocare di sponda, in una carambola continua di maggioranze variabili, talvolta accreditando i partner principali, come l’Ncd di Angelino Alfano, talvolta considerandoli alla stregua di soci di minoranza ininfluenti. Tanto, comunque, c’erano ora il soccorso «rosso» di Sel, ora quello del patto del Nazareno, che è servito in Senato per un lungo percorso della legge elettorale e della riforma costituzionale, nonostante gli alti e bassi del rapporto politico con Forza Italia, infine, da ultimo, in modo costante da qualche mese con quello mediaticamente più «scandaloso» dei verdiniani (78% delle votazioni a favore del governo, dati di Openpolis ). Oltre ai voti della maggioranza «ordinaria» e di quella «aperta» delle riforme, altre volte Renzi ha avuto i sì dei cinquestelle (come per l’elezione dei giudici della Consulta, ma non solo): di questo asse si ora è tornato a parlare a proposito di unioni civili.
«Prendiamone atto», ha detto in sostanza ieri il premier al suo partito, mentre parlava direttamene alle orecchie di quei cattodem, o ancora ai membri di quella sinistra interna del Pd che troppe volte «non hanno fatto i conti con i numeri», a suo giudizio. E allora ben vengano le maggioranze trasversali, almeno se servono a portare a case le riforme, a completare il suo programma, a cambiare il Paese. Tanto più se hanno a che fare, o riguarderanno ancora, nel futuro, quelle di sistema.
Per qualcuno c’è da turarsi il naso, per il capo del governo è la politica, è normale prassi parlamentare, magari con la minaccia di una fiducia costante, dunque di una crisi di governo al buio, che tutti i senatori, nessuno escluso, vedono come un male assoluto. Ma l’invito rivolto al suo partito è anche un incoraggiamento a considerare in modo pragmatico lo stato delle cose: a meno che qualcuno non voglia far perdere sei mesi di tempo al Paese, e tornare a votare, questa è la minestra, e con questa bisogna fare i conti, anche nel caso delle unioni civili.
Forte di questa realtà, e del fatto che non esiste un’alternativa all’esecutivo, ieri Renzi ha squarciato il velo, anche numeri alla mano. Nel grafico in pagina sono elencati episodi e cronologia di una difficoltà parlamentare, almeno al Senato. Ma sono tutti provvedimenti, di iniziativa governativa o parlamentare, portati a casa. E ieri Renzi ha invitato il Pd a non dimenticare la lezione degli ultimi due anni.