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 2016  febbraio 20 Sabato calendario

L’America ha bombardato in Libia per fermare l’Isis

Il via libera del presidente Barack Obama era giunto all’inizio della settimana, il raid è arrivato ieri intorno alle 3 e 30 del mattino. Il «ground zero» dell’operazione è stato individuato in un insediamento poco fuori Sabratha, 80 chilometri ad Ovest di Tripoli, rifugio di Noureddine Chouchane, capo operativo dello Stato islamico, ritenuto responsabile dei due attentati avvenuti lo scorso anno in Tunisia.
Il bilancio delle vittime parla di 41 morti (oltre una trentina di jihadisti quasi tutti tunisini) e almeno sei feriti, riferisce il sindaco di Sabratha, Hussain al-Dawadi, secondo cui tra i cadaveri ci sarebbe anche quello di un cittadino giordano morto in ospedale in seguito alle ferite riportate. A condurre l’operazione sono stati caccia F-15E dell’Aeronautica militare degli Stati Uniti, decollati dalla base di Lakenheath, in Inghilterra.
«Azione autonoma Usa»
«Nessuno dei velivoli coinvolti è partito da Sigonella o da altre basi Usa in territorio italiano», spiegano a La Stampa funzionari del Pentagono. Sebbene l’Italia sia stata avvertita poche ore prima dell’attacco, secondo quanto previsto dai protocolli militari e politici, il bombardamento è stato condotto in maniera autonoma dagli Usa. Il raid del resto è l’epilogo di un’operazione iniziata settimane fa attraverso la raccolta di informazioni con droni, immagini satellitari e delle forze speciali Usa presenti già da qualche mese. «Il lavoro svolto è stato dapprima di key engagement, individuazione e contatto di opportuni interlocutori in territorio libico, quindi nell’individuazione degli obiettivi», ci spiegano fonti militari. Ecco allora che le forze speciali e l’intelligence hanno centrato l’obiettivo nel distretto agricolo di Qasr al-Allagh, 5 km fuori Sabratha. Diverse decine di militanti erano confluiti nel compound nelle ultime settimane, gran parte venivano dalla Tunisia. Difficile capire l’esatta affiliazione anche perché la zona in questione è un punto di convergenza dei traffici che avvengono tra Algeria, Libia e Tunisia.
«Progettavano attacchi»
L’intensificarsi dell’afflusso ha spinto a credere che Chouchane avesse progettato un «campo di addestramento volto a realizzare un importante attacco fuori dai confini libici», riportano fonti americane. In particolare attacchi contro gli Usa e altri obiettivi occidentali nella regione. Identificato il «ground zero» le forze speciali Usa, di concerto con i loro interlocutori libici, hanno proceduto «all’illuminazione degli obbiettivi». Quindi il raid.
Il Pentagono parla di «successo» dell’operazione «decisa perché il gruppo colpito rappresentava «una minaccia per la sicurezza nazionale americana». L’operativo Isis era giunto in Libia con moglie e figli dopo aver combattuto in Siria e Iraq, ed era legato ai due ultimi attentati in Tunisia, quella del marzo scorso contro il museo del Bardo (in cui morirono 22 persone, delle quali 4 erano turisti italiani), e quello a giugno sulla spiaggia di un albergo a Sousse, che costò la vita a 38 persone. Alcuni funzionari occidentali si sono affrettati a precisare che quello di ieri non è l’inizio di una nuova guerra americana in terra musulmana, ma la Casa Bianca è perentoria nell’avvertire che Obama «non esiterà a intraprendere di nuovo questo genere di azioni forti e risolute».