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 2016  febbraio 20 Sabato calendario

La Ferrari in bianco tornerà a vincere?

Rossa o biancorossa? Bianco-rosso-nera, semmai, perché la sessantatreesima monoposto Ferrari di F1, che da progetto 667 si è trasformata nella Sf16-H della denominazione ufficiale, non rinuncia a esporre lo scuro della fibra di carbonio. Tricolore, dunque, più che bicolore. Ma è il bianco la tonalità fascinosa della presentazione della macchina destinata (o condannata?) a sferrare l’attacco con cui si spera di far tramontare il sole sul regno delle Mercedes. Lo è per motivi tecnici (si risparmiano chili preziosi di peso) e lo è per ragioni scaramantico-affettivi. Nonostante un’abbondanza di «white» abbia caratterizzato pure una Ferrari perdente, la F93A di Alesi Berger (16 gare e zero soddisfazioni), si pensa di richiamare la memoria della 312-T iridata di Lauda e magari di mandare un messaggio a Niki, oggi sulla barricata nemica. Qualcosa del tipo: attento, usiamo parte del tuo passato per batterti.
In hoc signo vinces? Lo dirà la pista e questo, esaurite le parole e le riflessioni su livrea e silhouette, è l’unico riscontro che farà brodo. Di sicuro nella diretta streaming del lancio ci sono stati differenti linguaggi del corpo. Era teso Maurizio Arrivabene, che prima di sfoderare espressioni a lui care ha fissato gli obiettivi al di là di ogni possibile equivoco: «Dobbiamo spingere di più e cercare di vincere il Mondiale». Erano sorridenti i piloti, perché la Sf16-H, dove «H» rimpiazza la «T» di turbo e sottolinea l’era delle power unit ibride, pare aver scosso perfino l’aplomb glaciale di Raikkonen («La macchina ha un aspetto fantastico»), oltre ad aver acceso l’entusiasmo di Vettel: «Sarà una stagione grandiosa, dovrà essere più ‘potente’ dell’ultima».
E più potente dovrebbe essere, prima di tutto, la neonata. Anche se la storia dei 900 cavalli raggiunti (come la power unit delle Frecce d’Argento) è un’altra voce in attesa della verifica del campo. Ma lo sforzo è stato globale: «Si è lavorato sull’architettura dell’unità propulsiva, cercando di ridurre al minimo gli ingombri per facilitare il lavoro degli aerodinamici e rendere il posteriore della vettura più efficiente», spiega Mattia Binotto coordinatore dei motoristi.
È una delle cinque novità che tratteggiano la revisione completa della monoposto precedente. «Vedere la Sf16-H dal vivo è qualcosa di emozionante», commenta il d.t. James Allison presentando la sua prima vera Ferrari, già capace di convincere i bookmaker al punto che le quote pronosticano un rosso in grado di lambire l’argento della Mercedes. «Siamo tornati alla sospensione a puntone, abbiamo accorciato il muso e creato due canali per una migliore gestione dei flussi, abbiamo ridisegnato le fiancate e il retrotreno» aggiunge il chief designer Simone Resta. È vero: la Sf16-H ha il «sedere» più stretto.
Nella vela direbbero «buon vento». Qui si può usare al massimo «buon asfalto». In serata Sergio Marchionne ha dettato, da Torino, il suo commento: «È una grandissima vettura, ci stiamo lavorando da tanto tempo: sono molto più ottimista di un anno fa». Il presidente della Ferrari era assente alla presentazione, ma i suoi occhi erano lì. E tutti lo sapevano.