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 2016  febbraio 20 Sabato calendario

Mai così poche nascite in Italia dal 1861. Èd è record di morti

Mai in Italia, dallo storico anno dell’Unità nazionale (1861) ad oggi, sono nati così pochi bambini. Mai, come nel 2015, le «culle sono state così vuote». È questo il dato più scoraggiante che spicca su tutti gli altri indicatori demografici diffusi ieri dall’Istat. Il crollo delle nascite – 488 mila lo scorso anno, 8 per mille, 15 mila neonati in meno rispetto al 2014 – significa che si è raggiunto un nuovo minimo storico di figli medi per donna: siamo a 1,35, ancora in discesa, per il 5° anno consecutivo. L’età media delle donne al primo parto è salita a 31,6 anni.
L’allarme è grande. Il ministro della Salute Beatrice Lorenzin parla di «emergenza demografica» e dell’arrivo di «misure per il sostegno alle donne che lavorano». Conferma «misure fiscali» il ministro Enrico Costa con delega alla Famiglia: «La prossima settimana alla Camera si discuteranno le mozioni a sostegno della famiglia; al Senato le unioni civili. Io sarò alla Camera». In concreto quest’anno il ministero della Salute si avvarrà dei 500 milioni del bonus bebè (fondi che nel 2015 non sono stati utilizzati del tutto) che potranno aiutare le famiglie con più figli ma anche a dotare Comuni e imprese di adeguate strutture ricettive.
Scorrendo i dati Istat c’è un altro numero che colpisce: nel 2015 si è registrato un picco di mortalità mai visto dal secondo dopoguerra, quindi da 70 anni: i morti sono stati 653 mila, 54 mila in più rispetto all’anno prima, letti in percentuale siamo al più 9,1 decessi. L’aumento della mortalità si è concentrato nelle classi di età molto anziane, dai 75 ai 95 anni, ma questo non ha frenato la crescita dell’invecchiamento della popolazione. Anche nel 2015 il Paese era ancora un po’ più vecchio dell’anno precedente. Sono 13 milioni e 400 mila gli ultrasessantacinquenni, il 22%.
Diminuisce sia la popolazione in età attiva, quella che va dai 15 ai 64 anni (39 milioni, 64,3%), sia quella fino a 14 (8 milioni e 300 mila, il 13,7%). Si abbassa anche l’aspettativa di vita: scende a 80,1 per gli uomini (era 80,3 nel 2014), e a 84,7 per le donne (da 85).
Più morti, meno nascite, aumento della migrazione verso l’estero (100 mila italiani nel 2015 si sono cancellati dall’anagrafe per andare in un altro Paese), crescita, ma moderata, del numero degli stranieri residenti (5 milioni e 54 mila, 40 mila in più rispetto al 2014 ma molti di meno rispetto al balzo del 2007). Ed ecco il risultato: la popolazione residente diminuisce, siamo 60 milioni e 656 mila, gli italiani 55 milioni e 602 mila, 179 mila in meno in un anno. Insomma, un quadro poco esaltante. Diminuisce, invece, dopo 12 anni, la migrazione interna, siamo sotto il milione e 300 mila, 3% in meno sul 2014. Il saldo migratorio è positivo per il Nord (0,9 per mille abitanti) e Centro (più 0,6), negativo per le regioni del Sud: meno 2,5.
«Il crollo delle nascite è dovuto alla crisi economica, e al generale impoverimento delle famiglie italiane», ha commentato il presidente del Codacons Carlo Rienzi. «Gli italiani che emigrano all’estero, cresciuti del 12%, sono un grave segnale di disagio. Si rinuncia a costruire una famiglia e si va fuori, sono scelte dolorose e sofferte», sottolineano Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti, presidenti di Federconsumatori e Adusbef. Quanto al pic-co di mortalità, sia per la Coldiretti, sia per il presidente dell’Istituto superiore di Sanità Walter Ricciardi, il caldo è tra i principali imputati. «Il 2015 è stato l’anno più caldo dal 1880», hanno ricordato alla Coldiretti. Ricciardi ha anche evidenziato il notevole «calo dei vaccini».