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 2016  febbraio 19 Venerdì calendario

Corsica violenta, stop al calcio

Due squadre in prima divisione, una in seconda, e un’altra in terza. Il tutto in un’isola di soli 316mila abitanti. Benvenuti in Corsica, dove il calcio va oltre lo sport, contaminandosi di politica e di violenza. Che nell’Ile Beauté fanno rima con indipendentismo. Indipendentista, per la prima volta nella storia corsa, è il capo del governo locale, eletto a sorpresa a dicembre: Gilles Simeoni che ha definito come «legittima» la rivolta dei tifosi del Bastia che da giorni si scontrano con le forze dell’ordine a colpi di molotov e manganelli. Guerriglia allargatasi anche agli studenti, che riporta a galla tensioni nazionaliste, dopo quelle a sfondo etnico di dicembre nei quartieri arabi di Ajaccio. Una situazione che ha spinto la Lega a rinviare al 9 marzo Bastia-Nantes, inizialmente programmata per domani (stasera l’anticipo è Bordeaux-Nizza). «Non tollero – tuona il presidente della Lega, Frederic Thiriez – che il calcio finisca ostaggio della politica».
Il Bastia aveva rifiutato di anticipare la gara alle 14, preferendo invece organizzare una manifestazione davanti al tribunale della città, in sostegno di Maxime, tifoso ferito sabato a Reims. Tutto infatti è cominciato nella capitale dello champagne, con tafferugli post partita, provocati, per la polizia, dagli ultrà corsi che invece si dicono vittime di cariche ingiustificate a colpi di fucile flash-ball, con pallottole di gomma. Maxime comunque ha perso un occhio e la miccia della tensione si è riaccesa, facendo divampare la rivolta anti istituzioni a Corte, a un’ora di strada da Bastia. Già lunedì, in 500 hanno assediato il commissariato locale, per protestare contro l’arresto di otto tifosi a Reims. Anche qui cariche e arresti, contestati da studenti martedì a Bastia. Manifestazione degenerata in nuovi scontri. Ieri altri incidenti, dopo la condanna di 5 mesi di carcere di uno studente: due i licei chiusi a Bastia, ma ha riaperto l’università a Corte. Così è intervenuto Simeoni mettendo in dubbio l’inchiesta ufficiale: «Serve più imparzialità, la violenza non deve esprimere la collera, ma la collera è legittima».
L’avvocato Simeoni, figlio di un ex leader indipendentista, in passato difese anche Yvan Colonna, l’omicida del prefetto Erignac abbattuto nel ‘98 in pieno centro di Ajaccio, condannato all’ergastolo. Assassinio simbolo della frattura tra la Corsica e Parigi, diventato anche slogan da stadio per certi ultrà del Bastia. Il club, 12° di Ligue 1, ha ricevuto immediata solidarietà non solo dal Ca Bastia, sesto in terza divisione, ma pure dal Gazelec Ajaccio, terzultimo in Ligue 1, e dall’Ac Ajaccio, 11° in Ligue 2. Domani quindi non si gioca al Furiani, dove il 5 maggio ’92 crollò una tribuna, uccidendo 18 persone. Alla vigilia del processo, nel ’94, fu poi assassinato Jean-François Filippi, sindaco di Lucciana e presidente del Bastia al momento della tragedia che il club chiese invano per anni di commemorare, proponendo di fermare il campionato nel giorno dell’anniversario. Proposta mai avvallata dalla Lega, accolta in parte solo a luglio dal ministero dello sport, chiudendo una diatriba deleteria.
Nel tempo l’indipendentismo si è mescolato alla malavita, degenerando in una sorta di mafia, con episodi di sangue anche nel calcio. Nel 2012 fu freddato Jacques Nacer, segretario del consiglio di amministrazione dell’Ac Ajaccio. Non era un indipendentista, ma uomo di fiducia dell’allora presidente Alain Orsoni, fondatore del ramo politico del Flnc, il movimento armato di liberazione corso. Suo figlio, Guy Orsoni, scagionato per due omicidi, è in libertà vigilata da ottobre dopo una condanna per associazione per delinquere nell’ambito di faide criminose. Nel 2008, sempre ad Ajaccio, fu ferito gravemente Charles Cervoni, responsabile del bar dello stadio, e membro del clan Orsoni che dopo anni di esilio in America del Sud si considera un obiettivo ambulante di altri clan indipendentisti.
Sui muri dell’ufficio di Fanfan Tagliaglioli, presidente onorario del Gazelec, club che affonda le radici nella cultura comunista ma legato anche all’ala politica della frazione più estrema del Flnc, sono affissi i ritratti degli ex dirigenti del club morti ammazzati. Da Robert Feliciaggi, assassinato nel 2006 quand’era anche consigliere regionale, a Jean-Claude Colonna, cugino di uno dei presunti padrini dell’isola, ucciso nel 2008. Di sangue si è impregnato anche il calcio dilettantistico. Nel 2010, fu ucciso con una raffica di mitra Marc Paolini, 48enne presidente dell’Us Ghisonaccia. Nel suo paesello di 3mila abitanti, a circa un centinaio di chilometri a sud di Bastia e altrettanti ad est di Ajaccio, l’omicidio fu interpretato come l’ennesimo capitolo di una violenza provocata dell’allontanamento «dai valori dell’identità corsa».