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 2016  febbraio 19 Venerdì calendario

Anche CariFerrara verso l’indagine per bancarotta

Un «buco» di oltre 400 milioni di euro e una situazione drammatica della liquidità, con «prelievi da parte dei clienti, liquidazioni dei rapporti e dei conti correnti, richiesta di estinzione delle obbligazioni ordinarie». Sono i dati della dichiarazione d’insolvenza della Cassa di risparmio di Ferrara, uno dei quattro istituti mandati in risoluzione il 22 novembre scorso.
La sentenza del tribunale di Ferrara, dello scorso 10 febbraio, apre così anche per la Carife la possibilità di contestare la bancarotta e i reati fallimentari agli ex amministratori dell’istituto, così come accaduto per Banca Etruria. La situazione di Ferrara è particolare rispetto agli altri istituti. Nel luglio scorso infatti un’assemblea della banca della banca aveva votato per l’ingresso nel capitale del fondo interbancario di tutela dei depositi. Soluzione «non percorribile» ricorda la sentenza, in quanto «il competente organo di controllo comunitario esprimeva orientamento sfavorevole a tale progetto». Dopo una perdita di oltre 300 milioni accumulata tra il primo gennaio e 31 marzo del 2015, alla data della risoluzione Carife presentava un deficit patrimoniale di 24,5 milioni e un deficit di fondi propri pari a 263 milioni a livello consolidato. Con la risoluzione, il deficit patrimoniale ha raggiunto i 433 milioni, ai quali vanno aggiunti altri 34 milioni di euro di obbligazione subordinate non rientranti tra quelle «azzerate» con il decreto del 22 novembre. Adesso gli atti saranno inviati alla procura, che da tempo indaga sulle vicende della passata gestione dell’istituto. Intanto, i commissari hanno già avviato un’azione di responsabilità contro 31 ex amministratori e manager della banca, che era sta commissariata fin dal 2013.
L’insolvenza della vecchia Carife si aggiunge a quella di Etruria, arrivata la settimana scorsa. Manca ancora invece quella di Banca Marche, che si preannuncia come la vera voragine tra quattro banche in risoluzione, per la quale l’udienza è fissata il prossimo sette marzo.
Se il versante giudiziario dell’accertamento delle responsabilità sembra progredire, sul versate dei risarcimenti ai risparmiatori mancano ancora i decreti che dovranno stabilire i criteri per rimborsare quei titolari di obbligazioni subordinate finite in risoluzione che ne avranno diritto. «Credo che siamo in dirittura di arrivo, noi siamo pronti a partire, restano dei nodi politici che vanno sciolti dalla politica», ha detto il Presidente dell’Anac Raffaele Cantone. I decreti sono al vaglio dei ministeri e del presidente del Consiglio.
Continua intanto la polemica a distanza tra Italia e Ue sulle regole del bail in e sulla loro applicazione. Il presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem ha detto ieri che il meccanismo unico di risoluzione delle banche è uno strumento che stabilizza la situazione del sistema bancario europeo, «è un passo avanti e non devono esserci dubbi sulla necessità di applicarlo puntualmente». Inoltre, ha detto Dijsselbloem, «per quanto riguarda i clienti che hanno acquistato prodotti retail che rientrano nel bail in, senza essere sufficientemente informati, è un problema grave, perché dovrebbero esserlo».
Ieri nuova seduta di passione per il comparto bancario a Piazza Affari. Le vendite si sono abbattute in modo particolare su Mps sospesa a pochi minuti dalla chiusura delle contrattazioni e che, a fine giornata, ha perso il 10,09%. Male anche Bpm (-6,45%), Unicredit (-5,54%), Banco Popolare (-5,51%), Intesa Sanpaolo (-4,88%) e Ubi (-5,52%).