Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  febbraio 19 Venerdì calendario

Corruzione e frode fanno perdere alla sanità italiana 6 miliardi

Lo scandalo delle presunte tangenti sugli appalti per le forniture odontoiatriche in Lombardia, esploso in questi giorni, ha riportato sotto la lente il settore sanitario. Che, al di là delle inchieste, anche secondo altri parametri non sta affatto bene. Corruzione e frode nella sanità varrebbero infatti 6 miliardi, ovvero più del 5 per cento della spesa sanitaria pubblica, secondo i dati del libro bianco di Ispe-Sanità del 2014. Un fenomeno consistente, confermato dai più recenti dati della Guardia di finanza, in base ai quali da gennaio 2014 a giugno 2015 le frodi e gli sprechi individuati nella spesa pubblica sanitaria avrebbero prodotto un danno erariale pari al 14 per cento della perdita complessiva.
Quel che è peggio, la percezione degli utenti al riguardo non è affatto positiva: due milioni di italiani avrebbero detto di aver pagato una qualche bustarella per ricevere favori in ambito sanitario, ricorda il progetto “Curiamo la corruzione”. La cifra non è nuova ed è stata ricavata sulla base delle interviste raccolte da Transparency International nel suo “barometro”, uno speciale rapporto dedicato, del 2013, dove il 4 per cento degli intervistati diceva di aver pagato (lui o un suo famigliare) delle mazzette in questo ambito nel corso degli ultimi 12 mesi. «Bisogna intendere il termine come regalie a medici e infermieri per ottenere dei posti letto, o per aver saltato delle liste d’attesa; o donazioni conseguenti ad alcuni favori che agevolano la vita del paziente», spiega alla Stampa Marco Magheri di Ispe-Sanità. O che gli fanno ottenere più velocemente e meglio prestazioni cui avrebbe diritto. Ancora peggio il numero di italiani che hanno sperimentato la pratica delle visite mediche private pagate in nero: sarebbero 10 milioni, 7 quelli che avrebbero effettuato visite odontoiatriche senza ricevere una regolare ricevuta fiscale.
Difficile non ripensare alle parole del Gip di Monza in relazione all’inchiesta sulla sanità lombarda, secondo le quali i cittadini, nel caso specifico, sarebbero privi «di qualsiasi tutela». Il fatto è che, al di là dei singoli episodi eclatanti, sembra esserci anche una questione irrisolta di comportamenti diffusi. Secondo il 31 per cento degli italiani, lo spreco e l’uso inefficiente delle risorse nella sanità è un problema superato per gravità solo dalla lunghezza delle liste d’attesa. L’87 per cento pensa che nella sanità siano molto diffuse le frodi, cioè che tante persone beneficino gratuitamente di prestazioni senza averne diritto. Non a caso, ben 15 milioni di italiani dichiarano di conoscere personalmente qualcuno che gode dell’esenzione totale o parziale del ticket grazie a un Isee (l’autocertificazione che misura la condizione economica della famiglia) non veritiero.
Del resto il campanello d’allarme lo aveva suonato proprio quel barometro sulla corruzione di Transparency già citato, che rilevava come per il 54 degli italiani la sanità nel nostro Paese sarebbe corrotta. È un dato che ci pone al 69esimo posto nella classifica globale su 107 Paesi. L’Italia è preceduta da tutti gli Stati europei più avanzati.
Notevoli anche le differenze territoriali. Secondo lo studio sulla corruzione nel sistema sanitario in 206 regioni europee effettuato dal Quality of Government Institute di Göteborg, la regione europea più trasparente è la finlandese Aland mentre nessuna regione italiana si trova tra le dieci più virtuose. Le località meglio piazzate sono Trento, al 39esimo posto, e Bolzano al 42esimo. Invece le aree percepite dalla popolazione come maggiormente corrotte sono la Puglia, al 189esimo posto, e la Calabria, al 191esimo.