il Fatto Quotidiano, 19 febbraio 2016
Oddio, ci sono due donne in Rai
Commentando le nomine Rai, abbiamo colpevolmente trascurato un aspetto decisivo. Fortuna che la grande stampa ce l’ha fatto sommessamente notare. Repubblica: “Due donne ai vertici Rai”, “Dallatana e Bignardi tingono di rosa le nomine”. Stampa: “Dentro due donne”. Messaggero: “Donne e giovani fanno un bel balzo in avanti”. Corriere: “Campo Dall’Orto puntava al tris di donne”, ma anche due bastano e avanzano. È “il vento della rottamazione” (Stampa). Anzi di più: “La rivoluzione di Dall’Orto” (Repubblica). Hai capito Campo Dall’Orto? Zitto zitto, senza dare troppo nell’occhio, ha creato la donna. E noi che pensavamo che, alla Rai, l’avesse inventata B. nel 1994 piazzando Letizia Moratti alla presidenza e Daniela Brancati alla direzione del Tg3, seguite poi da Lucia Annunziata (direttrice Tg3 poi presidente Rai), Bianca Berlinguer (Tg3), e Tinni Andreatta (Raifiction).
Quisquilie: nella Genesi renziana, come in quella biblica, “il Signore Cdo plasmò con la costola, che aveva tolta all’uomo, una donna e la condusse all’uomo”. Ma che dico, una: addirittura due – mi voglio rovinare, signori! –, poi le condusse a Matteo. Il quale peraltro le conosceva benissimo: la seconda è un’amica di famiglia, la prima era il braccio destro dell’amico Giorgio Gori a Mediaset e poi a Magnolia. Ci sarebbe poi il direttore di Rai1, Andrea Fabiano, sventuratamente maschio, ma alla peggio si taglia la barba e s’imparrucca per completare il Trio Lescano. A suo onore va detto che è “discepolo di Giancarlo Leone” (Corriere), sostantivo molto gradito in Vaticano. Ed è un enfant prodige che “si è battuto contro le incrostazioni della vecchia dirigenza” ( Stampa), infatti era il vice di Leone. Quindi tutto benissimo, perepepè paraponziponzipò.
“Una tv pubblica fortemente ringiovanita e capace di attirare le platee under 35 ormai in fuga da tutti i prodotti Rai”, esulta il Corriere. E ne ha ben donde: già ieri, al solo annuncio, una folla di adolescenti in delirio ha cinto d’assedio il cavallo di viale Mazzini al grido di “Daria sei tutti noi” e “Donna nana tutta Dallatana!”, con intervento della sicurezza armata di transenne. Grande entusiasmo anche a Milano, alla notizia che la Rai sarà “meno ‘romanesca’ e assai più ‘milanocentrica’” (Corriere). Le prove? Tenetevi forte: il leghista pugliese Antonio Marano, spostato da vice-Dg a capo di RaiPubblicità, sta a Varese e “ha lanciato nuovi volti come Francesco Facchinetti e Nicola Savino”, mica pizza e fichi.
Non solo: Cdo “trascorre tre giorni a settimana nella Capitale morale”, dove ne arrestano 21 al giorno perché rubano pure sulle dentiere. E non basta: la Dallatana ha “una cultura televisiva milanese al cento per cento” (Corriere), insomma “il curriculum non mente”, tant’è che un bel giorno “sceglie la libertà e si imbarca su un cargo battente bandiera GiorgioGoriana” (Stampa). E non è tutto: “Bignardi vuol dire mille mondi milanesi” (Corriere), ed è pure “una giornalista e scrittrice di grido” e “una signora ben educata” (Repubblica), “con quella faccia un po’ così, quell’espressione un po’ così che hanno tutti quelli che zitti zitti mettono tutti nel sacco con un’alzata di sopracciglio”, pronta a regalarci “una Rai3 in presa diretta sul racconto”. Un racconto che dove guarda? Ma “guarda al Paese” (Stampa) naturalmente, chi l’avrebbe mai detto. Qualcuno eccepisce sulla Bignardi turborenziana e sulla Dallatana socia del megarenziano Gori? I soliti gufi: “L’operazione sfugge oggettivamente a una catalogazione partitica. C’è chi ironizza sulla solida amicizia tra Renzi e Luca Sofri, compagno di Daria Bignardi, ma certe sottolineature sono tipiche dei riti post-nomine”, di quel polveroso “corpaccione Rai” che “quando ci si mette, può triturare anche il più bravo direttore del pianeta” (Corriere). Oh no, speriamo di no, quando ci ricapitano direttori e soprattutto direttrici così?
Il consigliere renziano Guelfo Guelfi, che stava in Lotta continua con Sofri padre e suocero, assicura finalmente “una televisione rasserenante”, perché “sa cosa mi diceva il grande Ettore Bernabei? Mandate a letto sereni gli italiani, altrimenti diventano cattivi. E aveva ragione”. Eccome: se mai venissero a sapere cosa accade in Italia, sarebbero capaci persino di incazzarsi. Meglio prelevargli il canone in bolletta e, in cambio, somministrargli la Dolce Euchessina e una bella pera di Filtrofiore Bonomelli.
Nel 1994, quando B. fece alla Rai – con un pizzico di pudore in più – ciò che sta facendo Renzi, Indro Montanelli scrisse su La Voce: “Anche stavolta proprio di lottizzazione si è trattato. Eseguita in piena autonomia, certo, come in piena autonomia spara il killer, visto che la pistola è la sua, e suo il dito che preme il grilletto… Nella prima Repubblica le lottizzazioni erano confesse, anzi quasi istituzionalizzate da un famoso manuale, il Cencelli… Il Potere attuale lancia il sasso e nasconde la mano procedendo per delega, cioè lottizzando i lottizzatori. I quali dicono di agire in piena libertà, e hanno ragione perché è in piena libertà che hanno scelto di eseguire gli ordini del padrone… Servire, diceva Renard, è il verbo che si presta alla più ricca gamma di modulazioni… Dobbiamo prepararci a presentare le nostre scuse a Emilio Fede… Ce lo fanno presagire certe trasmissioni della Rai, che non ha nemmeno aspettato l’insediamento dei nuovi boss per adeguarsi al clima di ‘tutto va bene, madama la Marchesa’… Oggi, per instaurare un regime, non c’è più bisogno di una marcia su Roma né di un incendio del Reichstag, né di un golpe sul palazzo d’Inverno… Basta la televisione”.