Corriere della Sera, 19 febbraio 2016
Bruno Vespa e le leggende sull’irrottamabile che tentano di spiegare l’inspiegabile
Per descrivere un personaggio irrottamabile, che pure ci sembra di incontrare ogni giorno, vorrei citare un racconto di Jorge Luis Borges, di attribuzione erronea. Forse è di Adolfo Bioy Casares o di Silvina Ocampo o di J. Rodolfo Wilcock. O di un grande scrittore non argentino.
De Bruno Vespa nos hablan cuatro leyendas… Di Bruno Vespa e di «Porta a porta» (che mercoledì, su Rai 1, ha festeggiato i suoi primi vent’anni) si narrano quattro leggende. Secondo la prima egli fu inchiodato al Plastico, perché aveva tradito i cittadini a vantaggio degli abitanti del Palazzo, e gli dei dell’etere gli mandavano critici a divorargli il fegato, che continuamente ricresceva.
La seconda vuole che Vespa, per il dolore procuratogli dalle stilettate dei critici, si sia addossato ai suoi plastici fino a diventare con essi una sola cosa (nonostante le amorevoli cure di Roberta Bruzzone e Simonetta Matone).
La terza asserisce che nei millenni (in televisione gli anni sono millenni) il suo tradimento fu dimenticato; tutti dimenticarono: gli dei dell’etere, i critici, egli stesso. Fu tutta una commistione di generi, di ospiti, di fatti, di Prodi, di Berlusconi, di D’Alema, di Renzi, di Grillo, di Cogne, di Avetrana, di Perugia. In un anfratto si sentiva il povero Bruno ripetere: «E io mi chiedo sempre: ma è la tivù a essere volgare o è il pubblico a essersi involgarito? E il pubblico si è involgarito perché la tivù è volgare, o la tivù si è volgarizzata per compiacere il pubblico? Non ho la risposta».
Secondo la quarta, ci si stancò di lui che non aveva più ragione di essere. Gli dei dell’etere si stancarono, si stancarono i critici; la ferita – stanca – si chiuse. Rimase l’inspiegabile montagna di plastici.La leggenda tenta di spiegare l’inspiegabile. Siccome proviene da un fondo di verità, deve terminare nell’inspiegabile. Direbbe Renzi: «Como surgida de una verdad, tiene que remontarse a lo indescifrable».